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Rodengo Saiano, minacce e spintoni ai bambini: condannate tre maestre dell’asilo

Tre maestre dell’asilo di Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, sono state condanna per maltrattamenti. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia ha letto una sentenza di condanna a un anno e dieci mesi per una insegnante e a due anni per le altre due. Durante il processo si sono costituite parte civile le famiglie di alcuni dei bambini vittime di spintoni e maltrattamenti da parte delle donne.
A cura di Giorgia Venturini
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Erano state denunciate nel 2019 per maltrattamenti in un asilo nido a Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, ora per tre maestre dell'asilo attiva la condanna per rito abbreviato. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia ha letto una sentenza di condanna a un anno e dieci mesi per una insegnante e a due anni per le altre due. Il gip ha ridotto di qualche mese la pena chiesta dall'accusa: il pubblico ministero aveva proposto infatti una condanna per tutte e tre le maestre a due anni e sei mesi. Durante il processo si sono costituite parte civile le famiglie di alcuni dei bambini che hanno subito i maltrattamenti delle donne.

A incastrare le tre insegnanti sono state le telecamere dei carabinieri

Per il giudice però non c'è stato nessun dubbio. A inchiodare le insegnanti sono state le telecamere installate dai carabinieri durante le indagini: dalle immagini erano emerse aggressioni verbali, strattonai e spintoni ai bambini. Tutti atteggiamenti che no rientrano in un piano educativo e "quindi che non possono essere considerati metodi di correzione", come ha sostenuto in aula il pubblico ministero.

Maestro di Pero assolto in secondo grado

Tutt'altra storia invece per un maestro d'asilo di Pero, condannato a due anni e otto mesi di reclusione in primo grado con rito abbreviato dal tribunale di Milano per violenze ai danni di un bambino di tre anni, e poi assolto dalla Corte d'Appello perché "non ci sono stati maltrattamenti". La sentenza in secondo grado è arrivata lo scorso ottobre. Allora anche il procuratore generale d'accusa ha chiesto scusa "a nome del sistema a un maestro al quale affiderei i miei figli".

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