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Referendum sul taglio dei parlamentari: niente comizio per Formigoni, schierato per il No

Comizio negato per Roberto Formigoni: l’ex governatore lombardo, che sta scontando ai domiciliari una condanna definitiva per corruzione, avrebbe dovuto partecipare a Milano a un comizio per sostenere la posizione del No al referendum sul taglio dei parlamentari. Ma il giudice del tribunale di sorveglianza Gaetano La Rocca gli ha negato la possibilità di intervenire. Nel mondo politico milanese è il No a prevalere, trasversalmente. Per il Sì il Movimento 5 stelle, mentre il sindaco Sala è indeciso.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari, il cui voto sarà previsto il 20 e 21 settembre, sarà un banco di prova importante per il Governo. Impegnati anche in campagne elettorali per le elezioni Comunali e Regionali che si svolgeranno negli stessi giorni, molti personaggi politici hanno deciso di schierarsi apertamente nella speranza di poter "influenzare" gli elettori su un voto che potrebbe cambiare per sempre il sistema parlamentare. Se a livello nazionale la questione è di vitale importanza per tutti i parlamentari, anche a livello regionale e locale non mancano le prese di posizione e le dichiarazioni di voto.

Tra le tante quella dell'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, schierato per il no. L'ex Celeste avrebbe dovuto partecipare a un comizio organizzato a Piazza San Babila per il No a Referendum. Possibilità che però gli è stata negata dal magistrato del tribunale di sorveglianza Gaetano La Rocca. Formigoni sta infatti scontando agli arresti domiciliari una condanna definitiva per corruzione. Intendeva sfruttare le due ore giornaliere di libera uscita per partecipare alla maratona "Dieci ore per il No", organizzata dall'Associazione Radicale Enzo Tortora, ma il giudice ha chiarito che le due ore possono essere utilizzate solo per esigenze di vita quotidiana e non per tenere comizi pubblici.

Sala, su cosa votare ci penserò fino all'ultimo giorno

Le dichiarazioni di voto di Formigoni hanno avuto ampio spazio, per via delle circostanze legate alla sua condizione di condannato. Ma quali sono le intenzioni di voto degli altri politici milanesi? "Ci penso fino all'ultimo giorno perché ci sono buoni motivi per votare sì e per votare no, così come per non votare sì o non votare no. Quello che voglio capire nei prossimi giorni e se è serio l'interno a procedere a livello di riforma". Sono queste le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Ponderato e cauto, il primo cittadino ha deciso di non sbilanciarsi sulla questione. Per il sindaco l'unica preoccupazione è che "chi siede in Parlamento abbia la competenza giusta. Questo taglio lineare ci garantirà da questo punto di vista? Quindi aspetto a rispondere per capire se ci sono un po' più di certezze rispetto alla prosecuzione di un processo, che così com'è, è un processo di rinnovamento molto parziale".

Referendum costituzionale, i politici milanesi che sostengono il No

"Senza riforme costituzionali il taglio dei parlamentari è pura demagogia. Anche per questo, io voto NO!". A postarlo sul suo profilo Facebook è Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia al Comune di Milano. L'esponente si schiera con la fazione del No interna al suo partito. Sulla questione referendaria, nelle ultime settimane, Fi vede però due correnti di pensiero: da una parte il Sì, guidato da un'altra politica lombarda Maria Stella Gelmini, e dall'altra il No di cui fa parte lo stesso De Chirico. Accanto al consigliere di Forza Italia, troviamo altri due forzisti: Fabrizio De Pasquale, capogruppo del partito a Palazzo Marino e Luigi Amicone. Nel centro destra a schierarsi per il no ci sono anche il consigliere comunale Matteo Forte, che sempre su Facebook chiede in aggiunta di "salvare la Costituzione", e il leghista Max Bastoni, consigliere regionale della Lombardia che sostiene di votare no in quanto è necessario "tagliare lo Stato e non la politica". Tra i no anche il sottosegretario regionale Alan Rizzi, Anita Pirovano di Milano progressista e la presidente di + Europa Simona Viola. La doppia anima di Forza Italia è condivisa anche dal Partito democratico. Anche qui, nonostante il Pd si sia schierato a livello nazionale a favore del sì approvando la relazione del segretario dem Nicola Zingaretti, alcuni esponenti hanno – nei giorni scorsi – continuato a sostenere la parte opposta. Tra loro, a livello locale, l'assessore all'Urbanistica del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran che in un lungo post su Facebook scrive: "fin da quando è arrivata la proposta mi sono espresso contro e non cambio idea oggi anche se mi è chiaro che è cambiato il quadro politico. Questa riforma taglia i parlamentari ma lascia due camere con gli stessi poteri". La posizione di Maran è sostenuta anche dal collega Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione, che su Facebook posta una sua foto con il logo: ‘Io voto No al taglio della democrazia". Vicini ai colleghi Laura Galimberti, Roberta Guaineri e Paolo Limonta. Tutti e cinque gli assessori sono tra i firmatari dell’appello lanciato dal Gruppo dei Civici in Consiglio comunale e che vede tra i primi firmatari Franco D'Alfonso, presidente di Alleanza Civica ed Elisabetta Strada, consigliere regionale e capogruppo di Lombardi civici europeisti.

Referendum costituzionale, i politici milanesi che sostengono il Sì

A sostenere il Sì al referendum invece il Movimento 5 stelle. Gianluca Corrado, consigliere comunale, sostiene sempre su Facebook che "il referendum taglia parlamentari" e che la perdita di rappresentanza sostenuta dagli oppositori "sia solo una bufala". Tesi condivisa dalla collega e portavoce del movimento a Palazzo Marino Patrizia Bedori che ricorda a chi dice che "al posto del taglio dei parlamentari si poteva tagliare lo stipendio, che il M5s lo fa da sempre e ha restituito agli italiani più di 110 milioni di euro". Completamente di altro pensiero l'ex grillino Simone Sollazzo che invece si schiera dalla parte del no.

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