Ragazza morta di stenti in casa, nessuno l’aveva mai vista in 30 anni: madre assolta per infermità
Una vicenda che ha dell'incredibile quella accaduta tre anni fa a Vigevano, in provincia di Pavia, e sulla quale adesso il tribunale di Pavia ha messo la parola fine. Il cadavere di una ragazza denutrita, quasi scheletrica, era stato trovato nel letto dell'abitazione in cui abitava con la madre. All'epoca, era infatti il 2017, a fare la scoperta era stato il personale del 118 di Vigevano, in provincia di Pavia, che aveva ricevuto una telefonata di aiuto proprio dalla donna. Nessuno, a parte la madre, sembra fosse a conoscenza dell'esistenza della giovane, che per i servizi sociali e le autorità sanitarie del territorio era come un fantasma. Dalle successive indagini del pubblico ministero Paolo Mazza è emersa una situazione di degrado sociale e psichico, poi certificato dal tribunale che ha prosciolto per incapacità di intendere e di volere la madre dalle accuse di abbandono di incapace.
Nemmeno i vicini sapevano dell'esistenza della ragazza
A segnalare la conclusione dell'aspetto giudiziario della vicenda è stato il quotidiano locale "la Provincia Pavese", che ha fornito altri particolari su quanto accaduto. Nemmeno i vicini di casa, che erano stati interrogati dagli inquirenti, sapevano nulla di quella ragazza. Dalle indagini era emerso che la madre, 70enne sposata e rimasta vedova diversi anni prima, in passato aveva avuto una figlia morta poi a cinque anni. Dopo di lei, era arrivata una seconda bambina che però risultava essere iscritta solo all'anagrafe.
Il proscioglimento per incapacità di intendere e di volere
Quando i soccorritori erano entrati in casa sua, dopo una telefonata in cui aveva detto loro che la figlia non si era svegliata, la donna aveva detto: "Non capisco cosa sia successo, ieri sera ha mangiato". Una spiegazione assurda dinanzi al corpo ischeletrito della figlia, che aveva subito fatto capire ai soccorritori che la madre soffrisse di gravi problemi mentali, come poi accertato in seguito dalla psichiatroa che ha preso in cura la donna, che adesso vive in una comunità. Da qui la decisione del giudice che ha deciso di proscioglierla per infermità mentale.