Processo Pifferi bis, l’avvocata Alessia Pontenani: “Estranea alle accuse, nessuna violazione delle norme”

Ha dichiarato "estraneità alle accuse" e l'assenza di qualsiasi "violazione delle norme" Alessia Pontenani, avvocata di Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per aver fatto morire la figlia Diana di stenti abbandonandola da sola in casa. Oggi la legale ha reso spontanee dichiarazioni nel processo con rito abbreviato nel quale è imputata per falso e favoreggiamento, insieme a tre psicologhe del carcere di San Vittore e allo psichiatra consulente della difesa Marco Garbarini. Secondo il pm Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo, Pontenani e gli altri imputati avrebbero "manipolato" Pifferi al fine di farle ottenere la perizia psichiatrica.
Nelle sue dichiarazioni spontanee, Pontenani, come confermato dal suo avvocato Gianluigi Comunelli, "ha rappresentato la sua convinzione di aver difeso" la 37enne accusata dell'omicidio della figlia nel migliore dei modi e di "non aver violato nessuna norma né procedurale né deontologica". Continua l'avvocato: "È convinta della veridicità e della fondatezza delle consulenze fatte e ha rappresentato il suo dispiace per questa indagine nei suoi confronti. Ha riaffermato la propria estraneità a tutti gli addebiti" e confida "in una sentenza di proscioglimento". Pontenani, ha aggiunto l'altro collega che la difende insieme a Comunelli, è uscita dall'aula "commossa" perché "partecipare a un'udienza non come difensore ma come indagata per un avvocato è sempre un'esperienza faticosa, soprattutto quando l'avvocato non ha nulla di cui rimproverarsi".
Nel frattempo il pm De Tommasi ha depositato oggi una nuova memoria e il processo è stato rinviato al prossimo 10 ottobre per la discussione delle parti. Il filone d'indagine Pifferi bis è sorto in parallelo con quello che ha visto imputata Alessia Pifferi, la 40enne che nel luglio del 2022 abbandonò a casa la figlia Diana di 18 mesi per una settimana, durante la quale andò via insieme al compagno, facendola così morire di stenti. Finita a processo, Pifferi fu difesa dall'avvocata Pontenani e ottenne di essere sottoposta a una perizia psicologica. Secondo l'accusa del pm De Tommasi, Pontenani e gli altri imputati avrebbero messo in piedi un "piano precostituito" per spingere Pifferi a fingere gravi ritardi cognitivi, così da ottenere la semi infermità mentale ed evitare di avere il massimo della pena.
Le indagini della Procura, in particolare, hanno evidenziato un una relazione del 3 maggio 2023 nella quale sarebbe stato "attestato falsamente" che Pifferi avesse un quoziente intellettivo di 40 e quindi un "deficit grave" con "scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni". Il pm ha evidenziato possibili alterazioni nei test effettuati dalle psicologhe di San Vittore: secondo il pubblico ministero le quattro avrebbero fornito all'imputata "una tesi alternativa difensiva", quella del vizio di mente, e l'avrebbero di conseguenza "manipolata" con un test "non utilizzabile a fini diagnostici e valutativi" e non "rientrante nelle loro competenze" solo per aiutare la difesa a ottenere il suo scopo processuale. Per Pifferi e per gli altri imputati le ipotesi di reato sono, a vario titolo, quelle di favoreggiamento, false dichiarazioni all'autorità giudiziaria, falsa testimonianza, falso in atto pubblico e falso commesso da incaricati di pubblico servizio.