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Perché Regione Lombardia avrebbe violato la legge 194, secondo i Radicali Italiani

“Diverse strutture in Lombardia esercitano il 100 per cento dell’obiezione di struttura. Significa che di fatto stanno violando la legge 194 che le disciplina”: a dirlo a Fanpage.it è Vittoria Loffi, candidata a Cremona per il ‘Patto Civico per Majorino Presidente’, che ha presentato una diffida nei confronti di Regione Lombardia.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Diverse strutture in Lombardia – al momento sono cinque – esercitano il 100 per cento dell'obiezione di strutture. Questo significa che sono dotate di un reparto di ginecologia e potrebbero effettuare interruzioni volontarie, ma non lo fanno": a dirlo a Fanpage.it è Vittoria Loffi, candidata a Cremona per il ‘Patto Civico per Majorino Presidente' e coordinatrice di Libera di Abortire.

Loffi è firmataria della diffida formale nei confronti di Regione Lombardia per il mancato rispetto della legge 194, che regola l'interruzione volontaria di gravidanza. Con lei c'è anche l'avvocata Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani, anche lei candidata a Milano con il  ‘Patto Civico per Majorino Presidente'.

Avete diffidato Regione Lombardia denunciando una violazione della legge 194: in che cosa consiste questa violazione?

In questi anni, grazie al lavoro della consigliera regionale Paola Bocci, è emerso che diverse strutture in Lombardia – al momento sono cinque – esercitano il 100 per cento dell'obiezione di struttura. Questo significa che sono dotate di un reparto di ginecologia e potrebbero effettuare interruzioni volontarie di gravidanza, ma non lo fanno.

Significa che di fatto stanno violando la legge 194 che le disciplina. La legge permette chiaramente solo l’obiezione individuale del singolo medico ginecologo nel momento dell'effettuazione dell'interruzione di gravidanza, invece qua si sta uscendo dai limiti della legge.

Una di queste strutture è l'ospedale Oglio Po di Casalmaggiore, in provincia di Cremona. La struttura ha un reparto di ginecologia molto depotenziato. In questi anni l'ospedale, a causa di una serie di decisioni nazionali di chiudere i punti nascita con meno di cinquecento parti all'anno, ha visto il servizio ridursi sempre più. Nonostante questo, le ivg, che si potrebbero fare sia chirurgiche che farmacologiche, non sono disponibili.

In questo caso, la risposta delle Aziende sanitarie territoriali è che nel momento in cui almeno un ospedale di tutte l'azienda, che ne amministra di più contemporaneamente, ha i non obiettori si è in linea con la legge, ma invece è proprio qua la violazione.

La legge non parla di aziende che possono garantire il servizio, ma parla proprio di ospedali. Significa che in Lombardia per rispettare la legge tutti gli ospedali di tutte le Asst, che hanno un reparto di ginecologia, dovrebbero praticare ivg e se ci sono ginecologi in equipe che non le praticano, è obiezione.

Dall’Asst Cremona, hanno affermato che la legge 194 è pienamente rispettata: con sei medici non obiettori.. Come rispondete?

Non possono pensare che basti una struttura ospedaliera per Asst a rispondere alle esigenze della legge 194. I sei non obiettori sono tutti a Cremona. Non si può pensare che le persone che abitano in provincia non abbiano personale non obiettore a disposizione o accesso all’ivg.

Bene che a Cremona ci sia il personale, ci sia il servizio e la legge venga rispettata, ma tutte le strutture devono farlo. L’azienda non può pensare che se ha una struttura tra le tante che garantisce il servizio allora sta rispettando la legge. La legge è chiara: parla di ospedali e non di aziende.

Quali sono queste cinque strutture che hanno il 100 per cento di obiettori di coscienza? 

Gallarate, Romano di Lombardia, l'Ospedale di Asola. Anche se in questo caso, non si parla di obiezione di struttura nonostante il suo personale eserciti obiezione di coscienza. Questo perché per ora si avvale di gettonisti. Così come potrebbe fare l'ospedale Oglio Po.

In che stato versano i consultori pubblici sulla salute della donna?

Sono stati in questi anni profondamente depotenziati. Per esempio, in provincia di Cremona, su 300mila abitanti ci sono solo quattro consultori pubblici attivi e disponibili quindi si sta violando la norma per cui dovrebbero essere uno ogni ventimila. In Lombardia, al momento, abbiamo un consultorio ogni 60mila persone: significa di fatto non riuscire a garantire le necessità di prevenzione e informazione per cui nascono i consultori.

Sicuramente la rete viene bilanciata dai consultori privati, ma nei privati convenzionati si sono inserite associazioni non laiche, ma cattoliche che tutto fanno tranne che garantire la libera scelta della donna.

La legge 194, per quanto importante, andrebbe aggiornata? 

Come campagna "Libera di abortire" stiamo lavorando proprio in questo senso. Siamo partiti dalla consapevolezza che la legge 194 ha aiutato ad arginare sicuramente gli aborti clandestini e a combattere questa piaga che stava avendo delle conseguenze negative profonde.

Ma è una legge che è frutto di un compromesso storico tra due partiti, il partito comunista e Democrazia Cristiana che non avevano una grande idea sull'autodeterminazione femminile, e quindi non è nemmeno una legge sull’aborto, ma sulla maternità che regola l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza.

Quello che abbiamo sempre cercato di raccontare è che non ha creato un diritto all’aborto, ha regolamento l’accesso all’ivg. È tempo di una revisione e bisognerebbe essere molto unite per chi lo crede e molto coraggiose per questo.

Per quanto riguarda la pillola anticoncezionale, ci sono già Regioni che garantiscono pillole gratuite per le donne under 25, ma anche per le donne disoccupate, in cassa integrazione, in mobilità, richiedenti asilo o ancora in base al reddito. In Lombardia invece al momento, l’ultimo ordine del giorno del 2018, prevede la distribuzione gratuita solo per le under 24. Lavorerete anche su questo aspetto? 

Sicuramente si può e si dovrebbe, ma il problema rimane per chi ha il potere. L'ordine del giorno presentato nel 2018 dalla consigliera Paola Bocci, era stato approvato, ma essendo un ordine del giorno non prevedeva una obbligatorietà di stanziamento. E quindi non è mai partito.

Il primo passo sarebbe ottenere uno stanziamento per la contraccezione gratuita dove vengono garantiti tutti i contraccettivi e anche un consulto con un medico. In questo senso l'ordine del giorno presentato da Bocci era perfetto perché prevedeva anche la gratuita del primo consulto con un medico che poteva aiutare a scegliere il contraccettivo più adatto.

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