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Papa Francesco incontro i genitori di don Malgesini, il prete degli ultimi ucciso a Como

“Le lacrime di quei genitori sono le lacrime loro e ognuno di loro sa quanto ha sofferto vedere questo figlio che ha dato la vita nel servizio dei poveri”. Lo ha detto Papa Francesco dopo aver incontrato i genitori di don Roberto Malgesini, il prete di Como che si dedicava all’assistenza di senzatetto, migranti e bisognosi, ucciso a coltellate da un clochard.
A cura di Simone Gorla
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Don Roberto Malgesini
Don Roberto Malgesini

Papa Francesco ha incontrato oggi i genitori di don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como, in prima linea nell'assistenza di poveri, senzatetto, migranti e bisognosi, ucciso a coltellate un mese fa da un clochard.

Papa Francesco ricorda don Malgesini: È stato ucciso nel suo servizio per aiutare

"Prima di entrare in aula ho incontrato i genitori di quel sacerdote della diocesi di Como che è stato ucciso: è stato ucciso nel suo servizio per aiutare", ha detto papa Francesco durante l'udienza generale. "Le lacrime di quei genitori sono le lacrime loro e ognuno di loro sa quanto ha sofferto vedere questo figlio che ha dato la vita nel servizio dei poveri. Quando noi vogliamo consolare qualcuno – ha aggiunto il Pontefice -, non troviamo parole perché non possiamo arrivare al suo dolore, perché il suo dolore è suo, le lacrime sono sue. Lo stesso con noi: il mio dolore è mio, le lacrime sono mie, e con queste lacrime, con questo dolore mi rivolgo al Signore".

Medaglia d'oro al merito civile

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito nei giorni scorsi la medaglia d'oro al merito civile alla memoria di don Malgesini. "Con generosa e instancabile abnegazione si è sempre prodigato, quale autentico interprete dei valori di solidarietà umana, nella cura degli ultimi e delle loro fragilità, offrendo amorevole accoglienza e incessante sostegno", si legge nella nota con cui il Quirinale motiva l'onorificenza.

Il presunto autore dell'omicidio, Ridha Mahmoudi, 53enne di origini tunisine, irregolare in Italia e con due decreti di espulsione a carico, aveva confessato il crimine dopo l'arresto. Due giorni dopo, nel corso dell'interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, ha poi negato tutto. Al giudice ha dichiarato: "Non sono io l'autore del delitto, non c'entro nulla".

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