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Covid 19

Ospedali senza medici, gli specializzandi lombardi: “Manca personale, ma pochi ospedali assumono”

Per i medici specializzandi non “manca solo il personale medico ma anche gli ospedali che assumono”, come spiega il rappresentante della categoria all’Università Bicocca di Milano Simone Famularo, che ribadisce come “la sensazione è che il sistema sanitario in una situazione come questa preferisca mettere pezze di giorno in giorno per arginare il problema piuttosto che assumere. Peccato che però la storia dell’emergenza non sta più in piedi”.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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"In Lombardia mancano medici". Questa la frase che politici e direttori sanitari continuano a ripetere: era così a marzo e lo è ancora ora dopo circa un anno dalla prima diagnosi Covid in Italia. Nulla è cambiato, eppure siamo ancora nel vivo dell'emergenza. "In realtà è un problema che c'è da sempre – spiega Simone Famularo, 31enne quasi specialista in Chirurgia e rappresentante degli specializzandi all'Università Bicocca di Milano – perché, pandemia o no, sono sempre meno gli ospedali che assumono. Così la sensazione è che il sistema sanitario in una situazione come questa preferisca mettere pezze di giorno in giorno per arginare il problema piuttosto che firmare contratti. Peccato che però la storia dell'emergenza non sta più in piedi. Ormai combattiamo contro il Covid da un anno. Avevamo tutto il tempo per provvedere alla mancanza di personale".

Assunto a tempo determinato per tre mesi

Per il dottor Famularo la soluzione non è richiamare medici da altri ospedali o chiedere di accelerare l'entrata in reparto dei 23mila neo laureati e vincitori di borse di studio che attendono con impazienza di poter dare una mano in ospedale, quanto piuttosto "servono medici già formati e soprattutto servono assunzioni". Ne sa qualcosa Simone che a marzo si è reso disponibile a lasciare il suo reparto di chirurgia, dove sta completando gli ultimi mesi di specializzazione, per entrare in servizio in terapia intensiva. "Sono stato assunto con un contratto a tempo determinato per tre mesi e poi, finito il picco dell'emergenza, mi hanno salutato. Così hanno fatto con tanti altri specializzandi formati. Eppure la direzione sanitaria sapeva che l'estate era solo una boccata di respiro e che presto saremmo ritornati ai numeri di marzo, se non peggio".

Pochi gli ospedali che hanno richiamato specialisti per questa seconda ondata

Ora Simone invece continua i suoi interventi in sala operatoria perché, rispetto alla scorsa primavera, le operazioni chirurgiche non si sono interrotte. "Resta anche il fatto che però nessuno mi ha più richiamato. E lo stesso vale per tanti altri specializzandi in Lombardia. Però poi senti tutti ripetere che mancano medici. Di medici ce ne sono, mancano ospedali che assumono con contratto. E questo vale sia per gli ospedali pubblici che privati, dove si preferisce assumere per tre mesi e poi mandare tutti a casa. Così facendo perdi la forza lavoro e con questa un numero di personale sufficiente per affrontare altri picchi Covid". Conclusione: "Il sistema sanitario si è fatto trovare impreparato".

Tanti i contratti da libero professionista

A commentare la situazione del momento è anche un altro specializzando, Gabriele Del Castillo, vicepresidente di Me.S.Lo. – Medici Specializzandi Lombardia: "La situazione è molto complicata. C'è sia una carenza di medici specialisti per una errata programmazione degli ultimi 20 anni che una politica di assunzione che è sempre più portata a proporre contratti per libero professionista. I medici specialisti sono pochi e quei pochi che ci sono non vengono inseriti negli ospedali. Bisogna anche ricordare che tanti medici neoabilitati non possono rispondere a tutte le necessità del sistema attuale. E da contratto di formazione gli specializzandi non possono essere sostitutivi del personale di ruolo".

E poi ha precisato: "I nuovi specializzandi che entreranno questo inverno saranno sicuramente di aiuto al sistema, ma non si può pensare di supplire così alle carenze di personale". Pertanto, "l’emergenza sanitaria necessità di risposte rapide e sicuramente pratiche. Ma se continuano ad essere risposte non coordinate e sopratutto in deficit, rischiamo di pagare un prezzo troppo alto, e a pagarlo sarà tutta la sanità pubblica che garantisce a tutti i cittadini le cure di cui hanno bisogno".

Lo scoglio del test di ingresso

Sul mondo degli specializzandi si potrebbe parlare per ore. Si potrebbe commentare il numero, sempre troppo basso, dei posti di specializzazione che bloccano una grossa fetta di medici neo laureati che si sono formati per sei anni e poi si trovano a ripiegare su altre professioni o scappare all'estero. In tutto questo c'è anche una buona (e amara) notizia: i contratti di formazione sono in aumento. Anche se, attendendo il periodo di formazione che va dai 4 ai 5 anni, i nuovi specialisti saranno "pronti" non prima del 2025. E nel frattempo quanti altri medici saranno andati in pensione? Insomma, una storia destinata a ripetersi in Italia. Pandemia a parte.

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