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Operaio morto nel cantiere della M4, chiuse le indagini: tre persone rischiano il processo

Si sono chiuse le indagini per omicidio colposo sulla vicenda della morte di Raffaele Ielpo, l’operaio deceduto nel 2020 mentre lavorava nei cantieri della metropolitana M4 a Milano. Il pubblico ministero potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per tre persone mentre per altre cinque sarà richiesta l’archiviazione.
A cura di Ilaria Quattrone
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Chiuse le indagini per omicidio colposo relative alla vicenda di Raffaele Ielpo, l'operaio che è morto mentre lavorava nei cantieri della metropolitana M4 in piazza Tirana a Milano. Il pubblico ministero Maura Ripamonti potrebbe chiedere il rinvio a giudizio nei confronti di tre persone: il datore di lavoro, il direttore del cantiere e il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori. Per altre cinque persone, riporta il quotidiano "La Repubblica", è stata chiesta l'archiviazione.

L'operaio morto per una negligenza

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'operaio sarebbe morto per colpa di una negligenza "imprudenza, imperizia e inosservanza di norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro". L'ipotesi sarebbe confermata dalle consulenze tecniche fatte in questi mesi. Per la Procura, gli indagati sono colpevoli di non avere redatto il piano operativo di sicurezza nella parte che doveva disciplinare e individuare il rischio di crolli causati dagli scavi in galleria. Inoltre di non aver fatto "idonee armature o analoghe e ugualmente efficaci protezioni in modo da prevenire franamenti" e di aver nascosto di "verificare l'idoneità del piano operativo di sicurezza di Metro Blu Scarl".

Come è morto Raffaele Ielpo

Raffaele Ielpo aveva solo 42 anni. Stava svolgendo delle misurazioni e si trovava in una stanza sotterranea a diciotto metri di profondità. A un certo punto alcuni detriti enormi si sono staccati dalla volta e lo hanno travolto. Nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi, l'uomo è morto poco dopo in ospedale per un arresto cardicircolatorio. L'incidente gli aveva causato traumi al torace e all'addome. All'epoca, oltre il sindaco di Milano Giuseppe Sala che si era detto costernato, si erano espressi anche i sindacati che in una nota stampa avevano scritto: "È devastante scoprire che si può morire anche lavorando per una committenza pubblica, a Milano, ad uno scavo per una nuova linea di metropolitana".

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