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Omicidio Laura Ziliani, il giudice: “Figlie e fidanzato hanno mostrato una freddezza non comune”

“Hanno dimostrato una freddezza non comune” considerata l’età e il fatto che fossero incensurati: con queste parole il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia spiega il perché abbia deciso per la custodia cautelare in carcere nei confronti di Silvia e Paola Zani e Mirto Milani, i tre ragazzi sono stati arrestati venerdì con l’accusa di aver ucciso e nascosto il cadavere di Laura Ziliani, la donna scomparsa l’8 maggio scorso da Temù (Brescia).
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A cura di Ilaria Quattrone
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Avrebbero dimostrato una "non comune freddezza" nonostante la giovane età e il fatto che fossero incensurati: con queste parole il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia, Alessandra Sabatucci, ha descritto Silvia Zani, Paola Zani e Mirto Milani. I tre, nella giornata di venerdì 24 settembre, sono stati arrestati con l'accusa di aver ucciso e nascosto il cadavere di Laura Ziliani, la madre delle due ragazze che l'8 maggio scorso è sparita da Temù (Brescia). Silvia e Mirto hanno entrambi 27 anni mentre Paola ne ha soli 19: dalle indagini degli inquirenti emerge come il trio avrebbe dato vita a un piano ben organizzato e costruito per mesi con il solo scopo di uccidere Laura Ziliani e ottenerne il patrimonio.

L'efficienza criminale del trio

A stupire è infatti "l'efficienza criminale" dimostrata dai tre che, in una sola notte (quella tra il 7 e l'8 maggio), avrebbero ammazzato la donna, si sarebbero liberati del cadavere e il giorno dopo avrebbero lanciato i soccorsi portando avanti "una ricostruzione del tutta alternativa dei fatti". Milani, per esempio, ha mostrato alla vicina di casa una torta che era stata preparata dalle due figlie per festeggiare la Festa della Mamma. Per non dimenticare gli appelli in lacrime alla trasmissione "Chi l'ha visto?" in onda su RaiTre dove le due chiedevano disperatamente aiuto a chiunque potesse avere informazioni sulla mamma scomparsa.

Le intercettazioni ambientali e telefoniche

Ad aggravare la loro posizione sono state anche le intercettazioni ambientali e telefoniche: dopo solo venti giorni dalla sparizione della madre, le due sorelle discutevano su come, una volta riscosso l'affitto di uno degli appartamenti di cui erano comproprietarie insieme alla madre, avrebbero "potuto comprarsi una macchina" o "fare una vacanza". La loro condotta, continua il giudice, "risulta ancora più odiosa" soprattutto relativamente al fatto che "così agendo, gli indagati hanno privato Zani Lucia, soggetto disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell'unico genitore superstite". Le due infatti hanno una terza sorella, con un leggero disturbo cognitivo.

La sorella Lucia

E proprio lei, durante la sua testimonianza, ha parlato del fatto che "non si fidava più delle sue sorelle" dopo che avevano detto cose cattive nei confronti della nonna e degli zii. E sempre la terza sorella, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato un problema considerato che anche lei è comproprietaria dei famosi immobili che sarebbero stati il motivo dell'efferato gesto. Il timore dei tre è che, una volta morta Ziliani, la nonna o gli zii potessero "farsi avanti per diventare tutori della terza sorella Zani". Questo "avrebbe impedito agli indagati di amministrare a loro piacimento il discreto patrimonio immobiliare".

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