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Nuovo processo per la morte di Umberto Mormile, educatore in carcere ucciso dalla ‘ndrangheta

Al via oggi mercoledì 30 novembre il nuovo processo sulla morte di Umberto Mormile, l’educatore del carcere di Opera ucciso in un agguato di ‘ndrangheta l’11 aprile del 1990 a Carpiano, nel Milanese.
A cura di Giorgia Venturini
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Dopo trentadue anni oggi mercoledì 30 novembre si apriranno ancora le porte del Tribunale di Milano per dare giustizia a Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera di 34 anni ucciso in un agguato di ‘ndrangheta l'11 aprile del 1990 a Carpiano, nel Milanese.

Da allora si indagò su tutto: ‘Ndrangheta. Servizi segreti. Tentativi di depistaggio e istituzioni (carcerare e no) che preferiscono il silenzio alla collaborazione. La svolta nella indagini arrivò nel 1993 quando l'inchiesta "Nord Sud" scoperchiò le infiltrazioni di ‘ndrangheta in Lombardia: le parole di uno dei primi pentiti dell'organizzazione calabrese Saverio Morabito svelarono anche alcuni particolari dell'omicidio di Umberto e per questo le indagini passarono alla Procura di Milano. Come spiega a Fanpage.it il fratello Stefano Mormile: "Morabito fu il primo ad accostare l'omicidio di mio fratello al boss di ‘ndrangheta detenuto al carcere di Opera Domenico Papalia".

Il falso movente

Non si fece in tempo neanche ad avviare i primi accertamenti che Antonio Schettini confessò di essere l'esecutore materiale dell'omicidio. Schettini però rivelò agli inquirenti un falso movente: sostenne che Umberto si era appropriato di 30 milioni di lire con la promessa di ottenere un permesso premio proprio per Domenico Papalia. Per poi però tirarsi indietro all'ultimo.

La confessione di Cuzzola

Il vero movente venne svelato poco dopo. Lo confessò il collaboratore di giustizia Nino Cuzzola: davanti ai magistrati raccontò che l'educatore di Opera infatti si era accorto che all'interno del carcere entrarono senza autorizzazione scritta o alcuna registrazione alcuni membri dei servizi segreti. Volevano informazioni da Domenico Papalia in cambio di permessi premio.

Umberto durante una discussione con un altro detenuto, che si lamentava di non avere avuto dei permessi come era stato per il boss di ‘ndrangheta, raccontò tutto. Da qui la decisione di ucciderlo. Negli anni sono stati condannati come mandanti i boss di Platì, Domenico Antonio PapaliaFranco Coco Trovato. Così come gli esecutori materiali Antonio Schettini e Nino Cuzzola.

Il nuovo processo dopo 32 anni

Nel 2018 poi le nuove confessioni di Salvatore Pace e Vittorio Foschini sul coinvolgimento nell'omicidio riaprirono le indagini: in due anni si cercò di indagare sui colloqui tra gli 007 italiani e i boss di mafia. Fu sentito il tenente in servizio al Sisde Andrea De Lucia che confermò i suoi ingressi non registrati in carcere ad Opera ma negò i suoi colloqui con il boss: le sue visite, precisò, servivano per avere informazioni sui detenuti politici dai vertici del carcere. Oggi prenderà il via il processo per Pace e Foschini.

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