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Muore per il monossido in casa a Brescia, chiesta la condanna per l’idraulico che ha installato il boiler

Il 9 aprile 2019 Bruno Delbon morì per intossicazione da monossido di carbonio nel suo appartamento a Brescia. La Procura ha chiesto una condanna a 8 mesi per l’idraulico che aveva installato la caldaia.
A cura di Enrico Spaccini
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Bruno Delbon è morto il 9 aprile del 2019 a causa di un'intossicazione da monossido di carbonio nel suo appartamento di via del Tagliamento a Brescia. Cinque persone sono finite a processo con l'accusa di omicidio colposo e lesioni, ma la pm Lisa Saccaro ha chiesto la condanna per solo una di loro: l'idraulico che nel 1996 aveva installato la caldaia. Come spiegato durante le udienze, durante le indagini era emerso che la fuoriuscita del gas letale proveniva dalla canna fumaria alla quale erano collegate le cappe delle cucine e "il boiler installato nell’alloggio al seminterrato, che proprio quel giorno registrò consumi anomali" da normativa "non avrebbe dovuto e potuto essere collegato". Il giudice Marco Vommaro ha aggiornato accusa e difesa al prossimo 20 giugno, quando dovrebbe arrivare la sentenza.

Il 9 aprile 2019 il monossido di carbonio si era propagato per la condotta condominiale e aveva saturato l'appartamento dove Delbon viveva insieme alla moglie. Il 93enne morì per intossicazione, mentre la donna riuscì a cavarsela. Durante le varie ispezioni, si è scoperto che la canna fumaria, che "non era dritta, ma presentava una deviazione ad angolo retto", era stata ostruita dalle carcasse di due piccioni. In questo modo, il boiler avrebbe sfogato il prodotto della sua combustione all'interno dell'ambiente in cui era stato installato.

Per l'accusa, l'installatore, e manutentore, dello scaldabagno avrebbe avuto una responsabilità nella morte di Delbon. Pur considerando la "concausa" delle carcasse dei piccioni che avevano ostruito la fuoriuscita del gas, "se quel boiler non fosse stato collegato gli animali avrebbero causato solo un cumulo di fumi nelle cucine e innescato il salvavita". Per questo motivo, la pm Saccaro ha chiesto di condannare l'idraulico che nel 1996 aveva installato la caldaia a 8 mesi, mentre non è stato possibile risalire al responsabile della deviazione "a gomito" della canna fumaria.

Durante l'udienza che si è tenuta ieri, venerdì 23 maggio, davanti al giudice Vommaro, l'accusa ha chiesto l'assoluzione per gli altri quattro indagati: la proprietaria dell’appartamento nel seminterrato dove era stato installato il boiler, la coppia che possedeva quello al secondo piano e l’architetto che diresse i lavori.

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