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Muore la madre e il padre la affida agli zii, che la prendono a cinghiate: 15enne li fa arrestare

Si sentiva oppressa dalla situazione che viveva in casa dagli zii a cui era stata affidata così una ragazza di 15 anni ha denunciato le violenze al Telefono Azzurro. I due coniugi sono stati condannati per maltrattamenti e lesioni.
A cura di Fabio Pellaco
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Immagine di repertorio
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Una coppia di 66 e 70 anni è stata condannata dal Tribunale di Pavia per maltrattamenti e lesioni nei confronti della nipote minorenne che era stata loro affidata dal padre. Nel 2020 la ragazza aveva denunciato le violenze al Telefono Azzurro riferendo di aver subito cinghiate e percosse dagli zii.

La ragazza ha raccontato i maltrattamenti al Telefono Azzurro

La denuncia era partita tre anni fa. Come riportato da La Provincia Pavese, la ragazza, all'epoca dei fatti 15enne, frequentava una scuola superiore di Pavia e viveva a casa degli zii materni dopo la prematura scomparsa della madre. Il padre l'aveva affidata agli zii, senza che intervenisse il provvedimento del giudice, perché non riusciva più a occuparsi di lei.

Oppressa dalla situazione in casa, la ragazza si è confidata con un'amica e ha deciso di denunciare tutto al Telefono Azzurro, la onlus che raccoglie le richieste di aiuto di bambini e adolescenti. I modi severi che i due coniugi avevano nei suoi confronti erano sfociati anche in violenze.

La 15enne aveva raccontato di aver subito percosse e botte con la cintura tutte le volte che era tornata a casa tardi e maltrattamenti se non rispettava le rigide regole imposte dalla coppia. In seguito alla denuncia era andata a vivere in una comunità.

La ragazza era anche finita in ospedale per le lesioni

In aula, gli zii, difesi dall'avvocato Eleonora Minio, hanno negato le percosse, ammettendo però che il rapporto con la nipote era particolarmente conflittuale. Secondo i due coniugi, i metodi severi erano giustificati dal fatto che la ragazza conduceva una vita sregolata, rientrando a casa in piena notte e saltando le lezioni a scuola.

Il pubblico ministero Chiara Giuiusa ha portato a favore della tesi dell'accusa anche alcuni referti medici che segnalavano le lesioni subite dalla ragazza. In un caso era stata lei stessa a raccontare di essersi ferita nel tentativo di scappare dalla finestra dell'abitazione.

A distanza di tre anni dalla denuncia è arrivata la sentenza, pronunciata dal giudice Carlo Pasta. Lo zio, S.B., è stato condannato a due anni e nove mesi di reclusione, mentre la sorella della madre, R.F., a due anni.

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