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Nuovo stadio di San Siro

Lo stadio di San Siro non si può demolire: arriva il vincolo della Soprintendenza

Lo stadio Giuseppe Meazza resta in piedi: per il secondo anello della struttura sussistono requisiti di interesse culturale che scatteranno nel 2025, e che ne impediscono così la demolizione. Ma che fine farà la Scala del calcio milanese, e che strade prenderanno Inter e Milan?
A cura di Francesca Del Boca
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Alla fine il vincolo è arrivato. Ci ha pensato la Soprintendenza dei Beni Culturali a decidere le sorti dello stadio Giuseppe Meazza di Milano, storica casa di Inter e Milan, decretando l'atteso verdetto: San Siro resta in piedi. La motivazione? Per il secondo anello della struttura sussistono requisiti di interesse culturale che scatteranno nel 2025, e che ne impediscono così la demolizione.

Addio ipotesi nuovo stadio di San Siro a Milano

Ma cosa succede, adesso che la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia ha ufficialmente avallato la proposta della Soprintendenza? Senza dubbio, stando così le cose, sfuma definitivamente l'eterno progetto del nuovo stadio di San Siro, frutto della collaborazione tra le due squadre milanesi: la "rilevanza architettonica" del secondo anello e "l'archivio pubblico” della tribuna ovest dello stadio, punteggiata di targhe ed epigrafi che documentano i successi nazionali e internazionali di Inter e Milan, sono infatti secondo la commissione beni storici da tutelare "ai sensi dell’art. 10, comma 2, lettera b del D. Lgs. 42/2004".

La sorte di Inter e Milan

I due club meneghini, però, da tempo hanno ormai altri progetti. E pianificano ormai la fuga dal vecchio stadio comunale, guardando verso Rozzano i nerazzurri, verso San Donato Milanese i diavoli. La convivenza sotto lo stesso tetto, insomma, ha una precisa data di scadenza (per il momento ancora ignota): sia Inter che Milan, del resto, non hanno intenzione di sobbarcarsi un'eventuale ristrutturazione dell'impianto. Anzi, secondo quanto riporta La Gazzetta dello Sport, avrebbero già sgomberato ogni dubbio, comunicando che "non è possibile l'adeguamento dell'impianto esistente alle esigenze normative attuali".

Che fine farà il tempio del calcio milanese?

Ma che ne sarà della Scala del calcio vuota, che peserà interamente sulle spalle di Palazzo Marino? Si trasformerà in un museo permanente del pallone, per venire destinato unicamente a concerti estivi e grandi eventi (come la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali del 2026)?

Chissà. Intanto, soltanto pochi giorni fa, il sindaco Beppe Sala non ha certo prospettato rosei scenari. "La decisione della Soprintendenza avrebbe conseguenze gravi non solo per il futuro dello stadio e per la sua sostenibilità economica, ma anche perché ridurrebbe di molto le possibilità che le squadre restino a Milano con un nuovo impianto", le sue parole, dopo aver avanzato alle squadre la timida proposta di un terreno in viale Puglie. Evidentemente snobbato dai club, che ormai preparano le valigie per l'hinterland.

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