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Letizia Moratti, “il volto nuovo della Lombardia” è segno della debolezza del centrodestra

È Letizia Moratti la “spinta nuova” di Regione Lombardia, il “cambio di passo” che dovrebbe risollevare una regione martoriata dalla mala gestione in tempi di pandemia, il “rinnovamento” tanto sventolato, il “ricominciare a correre” di cui parla il leader della Lega Matteo Salvini. Si ricorre a persone di potere antiche per tenere in bilico una situazione che ha tutt’altro che che una visione proiettata al futuro.
A cura di Giulio Cavalli
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Quindi, proviamo a capirci: la “spinta nuova” di Regione Lombardia, il “cambio di passo” che dovrebbe risollevare una regione martoriata dalla mala gestione in tempi di pandemia, il “rinnovamento” tanto sventolato, il “ricominciare a correre” di cui parla il leader della Lega Matteo Salvini ha la potente spinta innovatrice di Letizia Moratti. Quella Letizia Moratti che 26 anni fa fu presidente della Rai per due anni, fresca di entrata con grande can can nel partito di Berlusconi, quella che a pochi mesi dalla nomina ci disse che la Rai avrebbe potuto essere “complementare alla Finivest”, quella che secondo l’allora consigliere Rai Franco Cardini aveva instaurato un “clima irrespirabile” dentro l’azienda pubblica.

La nuova propulsione di freschezza e di energia arriva da un’ex ministra dell’istruzione (dal 2001 al 2006, ovviamente sempre sotto l’ala protettrice di Silvio Berlusconi) che riuscì a realizzare una legge di riforma del sistema scolastico italiano che è riuscita a irretire tutto il mondo della scuola, a suscitare una vivacità di proteste e di reazioni come non si videro più e che rimane in piedi giusto il tempo del berlusconismo al governo, fino all’avvento di Prodi. Il “volto nuovo” di Regione Lombardia, quello che dovrebbe cancellare l’onta degli errori di Giulio Gallera (agnello sacrificale in questa politica che è più narrazione che governo) è la sindaca di Milano che riuscì a vincere nel 2006 (sempre sotto l’ala di Berlusconi) con una campagna elettorale che costò allora 6.335.000 euro gentilmente regalati dal marito Gian Marco Moratti. Fu la Moratti che da sindaca assunse quasi contemporaneamente 54 nuovi consulenti esterni e che fu poi, condannata dalla Corte dei Conti per conferimento d’incarico illegittimi, che mortificarono (lo dice la sentenza) le professionalità interne e che costarono alla sindaca un risarcimento di 236mila euro e 125mila euro allo stesso comune. Tra quelli c’era l’ex sindaco leghista di Varese, un bel po’ di candidati che non erano stati eletti, sue persone dell staff elettorale (tra cui il suo fotografo personale) e ben due consiglieri regionali in carica.

Il volto nuovo di Regione Lombardia è la sindaca che ha segnato il record di assenze in Consiglio comunale, con 6 presenza nel 2008 e 3 in tutto il 2009, quella che è riuscita a farsi richiamare perfino dal suo compagno di partito presidente del consiglio comunale per non avere risposto a 100 interrogazioni poste dall’opposizione, come invece era previsto dal regolamento. Il “nome nuovo da cui ripartire” è la sindaca di Milano che non assegnò illegalmente le case popolari a 10 famiglie rom nonostante ne avessero diritto per, lo scrive il tribunale, “origine etnica”. È quella stessa Letizia Moratti che da sindaca sarà un Piano del Governo del Territorio che portò un vantaggio economico di almeno un milione di euro al figlio Gabriele per la sua indimenticabile casa ispirata alla dimora di Batman.

I cittadini lombardi dovrebbero essere rinfrancati da quella Moratti sconfitta nel 2011 da Giuliano Pisapia che garantì ai cittadini di Milano di restare “cinque anni in consiglio comunale per spirito di servizio alla città e ai milanesi che mi hanno eletto” e che si dimise a gennaio dell’anno successivo, per andare a fare la Presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca. Fu la Moratti che urlò che “a Milano la mafia non esiste” e invece passarono pochi mesi e in Lombardia (e a Milano) ci furono centinaia di arresti. Se la Lombardia “nuova” ha bisogno di puntellarsi con la figura antica e discutibile di Letizia Moratti allora significa che in Regione c’è molto di più del semplice “inciampo” Gallera: si ricorre a persone di potere antiche per tenere in bilico una situazione che ha tutt’altro che una visione proiettata al futuro. E se Salvini (che ancora una volta è l’unico che parla, ammutolendo il presidente Fontana suo fido ammaestrato) vuole convincerci che il suo capolavoro politico è un’ex sindaca perdente allora significa che è molto più debole di quello che vorrebbe lasciare intendere.

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