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Sgombero del centro sociale Leoncavallo

Leoncavallo sotto sfratto, demoliti i sanitari per renderlo inagibile: un mese di tempo per portare via tutto

La porta del Leoncavallo è stata chiusa con un grosso lucchetto e il sistema di allarme è stato riattivato. Le chiavi sono in mano al gruppo Cabassi, proprietario dell’immobile. La Polizia continua l’inventario del materiale contenuto nello stabile: gli attivisti avranno un mese di tempo per ritirare tutto.
A cura di Alice De Luca
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Foto di Claudio Furlan/La Presse
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La porta del Leoncavallo, lo storico centro sociale di Milano ora sotto sfratto, è stata chiusa con un grosso lucchetto e il sistema di allarme è stato riattivato. Gli unici ad avere le chiavi sono i Cabassi, la famiglia proprietaria dell'immobile, in passato uno stabilimento industriale per la produzione della carta. Ieri, venerdì 22 agosto, il gruppo ha fatto una prima ispezione della struttura. Nel frattempo la Polizia continua l'inventario degli arredi e di tutto ciò che è contenuto nell'immobile: sedie, letti, impianti, maxi schermi.

Gli attivisti avranno un mese di tempo per ritirare tutto il materiale (compreso l'archivio storico) e potranno entrare accompagnati dalle forze dell'ordine: la porta principale dovrà essere aperta dai Cabassi, mentre alle stanze interne potranno accedere solo alla presenza dell'ufficiale giudiziario, che custodisce le chiavi delle serrature.

Lo stabile di via Watteau, nel quartiere Greco di Milano, continua ad essere presidiato esternamente, mentre al suo interno sono stati demoliti i sanitari per rendere la struttura inagibile nell'eventualità di una nuova occupazione. Lo sfratto dell'immobile, occupato ormai da 31 anni, è iniziato a sorpresa nella mattina di giovedì 21 agosto, nonostante fosse previsto per il 9 settembre. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è dichiarato all'oscuro dell'operazione, della quale nessuno avrebbe fatto menzione nemmeno durante la riunione del Comitato per la sicurezza pubblica avvenuta il giorno prima.

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