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“Le dicevo muori pu**na mentre la strangolavo”: Silvia Zani racconta l’omicidio della madre Laura Ziliani

“Pensavo che sarebbe stato tutto molto più rapido e meno doloroso. Credevo che sarebbe durato meno di un minuto, pochi secondi e che sarebbe presto finito tutto. Invece ne è uscito un pasticcio”: la confessione di Silvia Zani al pm prima di essere condannata all’ergastolo per l’omicidio della madre Laura Ziliani.
A cura di Giorgia Venturini
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Davanti ai magistrati nei diversi interrogatori Silvia Zani hanno raccontato come ha ucciso la madre Laura Ziliani: un piano criminale per cui è stata condannata all'ergastolo insieme alla sorella Paola e al fidanzato (e amante di Paola) Mirto Milani. A distanza di qualche giorno dalla sentenza sono state depositate le motivazioni in cui i giudici della Corte d'Assise riportano le deposizioni dei tre imputati tutti reo confessi nei vari interrogatori: il primo a confessare tutto è stato Milani al compagno di cella in carcere. Subito dopo hanno parlato anche le due sorelle.

Nell'interrogatorio del 25 maggio del 2022 Silvia Zani aveva spiegato di aver riflettuto a lungo su come uccidere la madre. Il "trio criminale", come da sempre era stato definito, aveva pensato in un primo momento a più opzioni: Mirto Milani aveva proposto di accoltellare Laura Ziliani ma il "sangue avrebbe reso difficile cancellare le tracce". Da qui l'ipotesi di intossicarla con il monossido di carbonio. Infine, tutti insieme, avevano deciso di strangolarla "per evitarle un eccessivo patimento". Il piano era studiato e pensato nei minimi dettagli. Lo ha rivelato Silvia Zani: "Doveva essere una cosa indolore. Io dovevo fare questa cosa perché non avevo via di scampo, ma non volevo assolutamente che lei soffrisse".

Il piano prevedeva anche di far assumere di nascosto alla vittima le benzodiazepine: l'idea era stata di Mirto Milano, "io lo trovavo inutile, sapevo che ti sedano ma non ti anestetizzano". Alla fine Silvia Zani aveva ceduto al volere del fidanzato e dalla rsa in cui lavorava aveva iniziato a rubare flaconi di benzodiazepine. Durante il processo però Silva Zani si è corretta precisando che la decisione di farle assumere la sostanza era sempre stata condivisa da tutti e tre.

L'omicidio non andò però come avevano immaginato. Il primo tentativo è stato il 16 aprile 2021, ma "Mirto non ha voluto più proseguire", ha spiegato Silvia Zani sempre nell'interrogatorio del 25 maggio di due anni fa davanti al pubblico ministero. In questa circostanza a Laura Ziliani era stato somministrato molte benzodiazepine che l'aveva stordita per ore e ore. Dopo questo primo tentativo l'imputata ha spiegato che Mirto Milani "si era spaventato e più volte aveva manifestato dubbi dicendo che aveva troppo da perdere". Aveva paura tanto che aveva comprato un biglietto per fuggire alle Canarie il 6 maggio del 2021, poi però il volo è stato annullato a causa del Covid. Fu l'unico ripensamento secondo l'imputata, il loro piano è stato portato a compimento la sera del 7 maggio dello stesso anno.

Laura Ziliani era appena arrivata nella sua casa di Temù dove già c'erano i tre. Qui avrebbe accettato di mangiare i muffin fatti dalle figlie senza sapere che contenevano dosi e dosi di benzodiazepine e poi è andata a letto. Cosa è successo nei minuti successivi lo ha raccontato così Silvia Zani al pubblico ministero:

Ricordo di essere entrata da sola nella camera da letto di mia mamma. La luce era spenta e mia mamma dormiva. Non ricordo di preciso quando, ma ad un certo punto è entrata anche Paola, Io ricordo di aver messo le mani intorno al collo di mia mamma. Ricordo che Paola la teneva ferma con il suo peso e le teneva il corpo fermo con le braccia. Non. era su di lei, ma mi aiutava tenendola ferma. Con entrambe le mani le stringevo ,il collo, ma mia madre ha iniziato a rantolare e penso che si sia svegliata, mi sembrava quasi che volesse dire qualcosa. Pensavo che sarebbe stato tutto molto più rapido e meno doloroso, credevo che sarebbe durato meno di un minuto, pochi secondi e che sarebbe presto finito tutto. Invece ne è uscito un pasticcio. A, quel punto è entrato Mirto: si è accorto che non stava andando come previsto ed è entrato in camera. Ha messo lui le mani sul collo di mia mamma, in un certo senso mi ha dato il cambio.

Io sono andata in cucina, ho preso un sacchetto del tipo di quelli dell'immondizia di colore blu, poi sono tornata in camera e l'ho infilato sulla testa di mia madre. Ho utilizzato una striscia di velcro per chiudere il sacchetto … Io ricordo che mia madre respirava ancora: infatti il sacchetto si gonfiava e si sgonfiava così dà appiccicarsi alla sua faccia. Mia madre continuava a dimenarsi mentre Paola la teneva ferma. Ricordo di aver detto < Muori puttana > perché in quel momento la odiavo perché mi stava costringendo afarle quello, mi avrebbe rovinato la vita. Le ho dato anche un pugno.

Tutta l'operazione è durata alcuni minuti, per me è durata un'eternità. Mi sono resa conto che era morta molto dopo, continuavo a controllare il battito anche perché aveva delle convulsioni credo post mortem.

Il corpo di Laura Ziliani era stato poi spogliato: i tre imputati gli avevano avvolto i piedi nella pellicola e le avevano messo un sacco in testa. Poi avevano caricato il corpo in macchina e a fari spenti si erano diretti verso la buca che avevano scavato ai lati del fiume distanze pochi centinaia di metri da casa loro. Un volta sul posto avevano tolto la pellicola ai piedi e il sacchetto dalla testa, il cadavere era stato gettato nella fossa in "posizione fetale".

Durante la sua deposizione durante il processo Silvia Zani aveva confermato tutto quanto precedentemente detto davanti al pubblico ministero mettendo però in dubbio che non sapeva dire se Mirto Milani era entrato in camera quando Laura Ziliani era già morta o ancora viva. L'imputata, come sostenuto dagli altri due complici, aveva motivato l'omicidio dicendo che era convinta che la madre aveva provato ad avvelenarle: "Mi sentivo come se avessi una pistola puntata alla testa". Il movente spiegato dal trio criminale non ha mai avuto riscontri certi: il movente resta quindi ancora l'unico mistero di questo omicidio.

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