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“Ho messo le mani attorno al collo di Laura Ziliani se no ero fuori dal gruppo”: il racconto di Mirto Milani

“Sono entrato nella stanza e ho messo la mia mano sul collo di Laura Ziliani perché, se non lo facevo, io ero fuori dal gruppo”: Mirto Milani confessa così il suo coinvolgimento nell’omicidio dell’ex vigilessa di Temù per cui lui e le due sorella Zani, nonché figlie di Laura, sono stati condannati in primo grado.
A cura di Giorgia Venturini
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Mirto Milani è stato il primo dei tre condannati dell'omicidio di Laura Ziliani a confessore. Aveva raccontato tutto al suo compagno di cella un anno dopo l'omicidio e qualche mese dopo il suo arresto. Era stato lui il primo a rompere il patto di assoluto silenzio con le figlie di Laura Ziliani Silvia e Paola Zani, di cui Mirto era fidanzato e amante. Tutti e tre lo scorso dicembre sono stati condannati all'ergastolo e ritenuti responsabili allo stesso modo dell'omicidio della ex vigilessa di Temù avvenuto la notte del 7 maggio del 2021.

Anche il ragazzo del trio criminale davanti ai magistrati aveva confermato la tesi delle altre due sorelle, ovvero quella che hanno deciso di agire e uccidere Laura Ziliani perché in loro c'era il forte sospetto che la donna stesse provando ad avvelenarli. Tesi che non è mai stata accertata in fase di indagine e durante tutto il processo di primo grado. Convinti di questo, in loro aveva preso forma la "folle idea" sopprimerla, come si legge nella motivazione depositata sulla sentenza di primo grado. Così Mirto Milani aveva spiegato come era nato il loro piano:

Già a settembre del 2020 abbiamo cominciato a pensare che l ’unica nostra possibilità sarebbe stata quella di eliminare Laura. Non sempre eravamo tutti d’accordo. Un giorno Silvia raccontò che un ospite della RSA dove lavorava si era allontanato ed era stato ritrovato morto dopo molti mesi. Piano piano iniziò a prendere forma questa idea folle, assurda* di simulare una sua passeggiata, il suo, mancato rientro e la sua scomparsa. Guardando la serie TV dei "Borgia" dove c’era un sicario che strozzava le persone abbiamo in un certo senso unito le due cose

Il trio aveva pensato a tutto, da come stordite e uccidere Laura a come nasconderne il corpo. Un weekend di aprile ci fu il primo tentativo: l'ex vigilessa aveva raggiunto le figlie a Temù per fare una passeggiata in montagna. Qui Mirto Milani aveva confessato di aver aggiunto in un dolce destinato alla suocere un'intera boccetta di benzodiazepine. Era stato lui a proporre la somministrazione massiccia del farmaco "perché volevo che Laura non soffrisse, che passasse … dal sonno alla morte". Ma sempre lui quel giorno aveva deciso di fermare tutto e non portare avanti l'omicidio. Cosa che fecero invece il 7 maggio: nel pomeriggio che due sorelle avevano preparato alcuni muffin con 30 gocce di benzodiazepine che hanno offerto alla madre non appena quella sera era entrata in casa. "La Ziliani – si legge nelle motivazioni – dopo aver mangiato il dolce, si era ritirata nella sua stanza e intorno a mezzanotte si era addormentata".

E ancora: "Quando non l’avevano sentita più muovere si erano diretti verso la sua camera ma egli non se l'era sentita di nuovo di procedere oltre; erano quindi tornati nella stanza di Paola, dove aveva cercato di convincere le imputate a “lasciar perdere”. Tuttavia, Silvia, non lo aveva ascoltato e si era di nuovo incamminata verso la camera della madre, chiedendo la, Paola di raggiungerla". Così aveva poi raccontato Mirto Milani quella sera del 7 maggio:

Ho detto a Silvia e a Paola mentre eravamo lì nella camera di Paola: ‘Non lo facciamo, è un’idea stupida, troviamo un’altra soluzione'… Silvia mi ha mandato a quel paese… Va nella camera … Parlo con Paola per dissuaderla e per dissuadere anche Silvia… la tenevo per le mani e gli dicevo: ‘Convinciamo Silvia, convinciamo Silvia, a desistere da tutto' … dopo uno, due m in u ti… va anche Paola … Sono rimasto lì nella camera da solo … ho sentito una specie di grido soffocato …Mi sono messo le mani fra i capelli, ho pensato la frittata è fatta. Ho pensato… Di scappare… poi mi sono avvicinato piano piano alla camera dove stava avvenendo il tutto e ancora lì ero un po’ titubante, però alla fin e m i sono deciso, perché ho pensato se me ne vado perdo le, ragazze e le ragazze per me sono tutto, sono la mia vita e io non posso assolutamente perderle. E quindi sono entrato nella stanza e ho messo la mia mano sul collo di Laura … Perché, se non lo facevo io ero fuori dal gruppo.

Milani durante la sua confessione aveva aggiunto anche che:

Silvia pensando che la madre potesse essere ancora viva -aveva- preso un sacchetto del gelo e glielo aveva infilato sulla testa. Successivamente le aveva altresì messo intorno al collo un nastro a velcro adesivo per essere sicura che fosse morta.

Il condannato aveva raccontato nei minimi dettagli l'occultamento del cadavere, ovvero il trasferimento del corpo di Laura Ziliani dalla casa di Temù a una fossa che avevano scavato ai lati di un fiume che passava a poche centinaia di metri dell'abitazione.

Silvia ha tolto il pigiama alla madre. Ha avvolto il busto e le gambe di Laura nella pellicola per evitare che le braccia e le gambe si muovessero durante il trasporto … l'idea è venuta … dalla vecchia serie di Dexter … poi le ha messo un sacco nero nella parte superiore del corpo e uno intorno alle gambe … io l’ho aiutata … mi sono caricato Laura sulle spalle e l'ho portata in cantina dove c'era parcheggiata l'auto di Silvia.

Ho messo il corpo nel baule infilandolo da dietro, mettendo sotto un telo di plastica. Poi misi un cesto contenente della sabbia e del cemento pronto per poter coprire il corpo prima di sotterrarlo per evitare che gli animali potessero sentire l'odore e magari scavare … Siamo scesi con l'auto dalla strada che scende vicino alla farmacia, poi abbiamo preso là ciclabile. Paola mi ha dato una mano a scaricare il cemento. Ci siamo fermati con l'auto … a circa 2-3 cento metri dalle buche che avevamo già scavato … nel pomeriggio -avevamo- scavato due buche… eravamo tutti e tre, anche se scavavo io … Mi sono caricato il corpo di Laura sulle spalle. Silvia ha poi spostato l'auto più avanti.

Ho adagiato il corpo nella buca … Silvia ha tolto il domopack e i sacchi. Ho coperto il corpo con la sabbia e poi col cemento …Il corpo era del tutto coperto. Eravamo tranquilli che in quel modo non sarebbe stato trovato. Abbiamo fatto tutto di fretta, senza troppa testa. Il domopack e i sacchi di plastica sono stati bruciati… insieme ai guanti di lattice che abbiamo indossato … Abbiamo bruciato anche il reggiseno, dei jeans, una maglietta scura a maniche lunghe … Rientrati a casa ci siamo fatti una doccia prima Paola, poi Silvia ed infine io.

Il giorno successivo i tre hanno attivato il piano del depistaggio: Mirto Milani ha spiegato di aver messo lui stesso il cellulare di Laura dietro la panca per far credere agli investigatori che l'ex vigilessa l'avesse perso. Poi hanno provato a chiamare quello stesso telefono cercando di far credere che stessero cercando la donna. Silvia poi ha dato l'allarme verso mezzogiorno.

Anche i giorni successivi il "trio criminale" ha continuato i depistaggi: "Silvia e Paola – ha raccontato Milani – hanno buttato la prima scarpa Salomon di loro iniziativa. La prima scarpa che avete trovato, quella nel torrente, l'ho buttata io successivamente. Quando sono stato visto nel boschetto insieme a Silvia in realtà volevamo recuperare la scarpa per evitare che venisse trovata e potesse essere ricondotta a noi… ma cerano troppe ortiche e non ho trovato nulla… I jeans trovati nel torrente non sono di Laura, non so di chi siano. Non li abbiamo messi noi lì". Davanti ai magistrati Milano ha anche precisato: "Quello che abbiamo fatto è mostruoso, non avremmo mai dovuto farlo".

Ai magistrati Mirto Milani ha spiegato il rapporto che aveva con le due sorelle, le amava entrambe e continuava a dire che erano tutta la sua vita:

Durante il lockdown …io ero già una coppia con Silvia, poi ci siamo trovati al tavolo tutti e tre assieme e io ho confessato – a Paola- i sentimenti che provavo per le i… all’inizio ci siamo, un po’ distanziati, poi ci siamo riavvicinati e alla fine abbiamo deciso di fare una famiglia noi tre. Gli approcci con la sorella minore non avevano tuttavia mai oltrepassato le effusioni superficiali (“ci tengo a precisare una cosa, io non ho mai avuto nessun tipo di rapporto fisico con Paola, per quello che ne so io è illibata … Ci baciavamo, ci facevamo le coccole, basta.

Ora il ragazzo così come le due sorelle dovrà scontare una condanna all'ergastolo. 

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