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Omicidio Laura Ziliani, il compagno di cella di Mirto Milani: “Così mi ha raccontato come è stata uccisa”

Mirto Milani, accusato insieme a Silvia e Paola Zani dell’omicidio di Laura Ziliani, avrebbe raccontato come l’ex vigilessa è stata uccisa al compagno di cella.
A cura di Ilaria Quattrone
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Mirto Milani, il ragazzo accusato insieme alle due sorelle Silvia e Paola di aver ucciso la madre di queste ultime, avrebbe raccontato al suo compagno di cella come sarebbe stata uccisa Laura Ziliani, la donna scomparsa a maggio 2021 da Temù (Brescia). L'uomo ha precisato di non aver ottenuto alcuno sconto di pena, ma di averlo fatto per una questione etica: "Quello che hanno commesso è mostruoso".

Le parole di Mirto Milani

Le conversazioni che Milani avrebbe avuto con il 50enne, come racconta il quotidiano "Il Giornale di Brescia", sarebbero state registrate da delle cimici installate in cella. Prima di confessare l'efferato gesto, Mirto si sarebbe detto innocente, vittima del sistema, avrebbe poi raccontato che il trio avrebbe trovato il corpo sull'uscio di casa e che spaventati avrebbe occultato il corpo: "La terza versione che mi dà è quella che loro tre dovevano difendersi da Laura che voleva avvelenarli".

Il profilo di Mirto Milani

Quello che emerge dal racconto, è un profilo particolare: un ragazzo legato alla madre e che sa a memoria diversi passi della Bibbia e del Vangelo. Mirto avrebbe, sempre secondo il 50enne, inviato dei pizzini che avrebbe nascosto anche tra i vestiti: "Chi riceveva poteva leggere il messaggio coprendo con della cenere quei fogli. Chiedeva di depistare le indagini". A Natale, avrebbe deciso di raccontare tutto al compagno di cella.

Il giorno dell'omicidio

Avrebbe sostenuto che l'8 maggio, Ziliani sarebbe arrivata tardi a Temù: aveva appuntamento con le figlie alle 20.30/21.00, ma sarebbe arrivata alle 22. Un gesto che avrebbe messo in crisi il piano dei ragazzi: i tre avrebbero progettato di raggiungerà a metà scala, di bloccarla e poi di soffocarla. Avrebbero deciso di cambiare piano e di preparare dei muffin con del benzodiazepine che, in base a quanto riporta Il Giornale di Brescia, Silvia avrebbe raccolto per giorni nella casa di riposo dove lavorava.

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Il corpo nascosto in auto

Nonostante i muffin, la donna non sarebbe crollata immediatamente. Raggiunta la cucina, sarebbe stata colta alle spalle da Silvia Zani: "Laura cade sulla figlia, le salta sopra Paola per tenerla ferma, ma la mamma non muore. Con Mirtoafferma l'uomo – le mettono il sacchetto di plastica sulla testa e lo chiudono con una fettuccia e una porzione di prolunga".

Mirto avrebbe affermato che forse l'avrebbero seppellita viva. Per portare via il corpo, l'avrebbero messo a mummia e tolto il portapacchi all'auto. L'avrebbero poi spogliata e rivestita con un altro completino intimo così da inscenare un incontro amoroso finito male: "L’hanno truccata e le hanno messo gli orecchini, poi l’hanno caricata in macchina. Nel bagagliaio. Lui mi ha anche spiegato che due giorni prima avevano comprato due sacchi di malta bastarda e che già avevano individuato il posto in cui scavare la fossa". 

Il piano del trio criminale

I tre avevano organizzato tutto nei minimi dettagli: strade secondarie per evitare telecamere, auto con fari spenti con le sorelle Zani che camminavano con una torcia da speleologo. La prima fossa però non sarebbe andata bene, il terreno sarebbe stato troppo duro e per questo si sono spostati vicino al fiume: "Hanno scavato una buca, messo il cadavere e poi ci hanno buttato dentro i 25 chili di malta: uno strato che ha protetto il corpo e ne ha preservato la conversazione. Solo dopo avrebbero bruciato i loro vestiti e si sarebbero liberati delle scarpe da montagna di Laura, degli occhiali e delle sue chiavi si casa".

I piani precedenti

Il 28enne avrebbe raccontato al compagno di cella, prima che questo venisse trasferito in un altro carcere, che avevano architettato già diversi piani: oltre al primo tentativo di avvelenamento, Silvia Zani aveva pensato di somministrarle un composto a base di ricina. Avevano anche pensato di colpirla durante un'escursione: "L'avevano ritenuta un’ipotesi troppo fatalista visto che anche il padre delle due ragazze era morto in un incidente in montagna".

Mirto ha poi confessato il gesto lo scorso 24 maggio quando, una volta che sono stati letti gli atti, il ragazzo avrebbe scoperto quanto aveva raccontato il suo compagno. Dopo di lui, hanno confessato entrambe le ragazze.

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