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Omicidio Laura Ziliani, le figlie e Mirto Milani condannati all’ergastolo fanno ricorso in appello

Si torna in aula per il delitto dell’ex vigilessa di Temù uccisa nel maggio 2021. Per la sua morte sono stati condannati all’ergastolo le due figlie Paola e Silvia Zani e il fidanzato di quest’ultima Mirto Milani.
A cura di Francesca Del Boca
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Si va verso l’appello del processo per l’omicidio di Laura Ziliani, la 55enne ex vigilessa di Temù (Brescia), uccisa nel maggio 2021 dalle due figlie Silvia e Paola Zani e dal fidanzato della maggiore Mirto Milani: lo scorso dicembre, i tre sono stati condannati all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Brescia.

Il "trio criminale", come è stato ribattezzato dagli inquirenti, ha infatti depositato l’istanza contenente il ricorso al giudizio di secondo grado. In particolare, i legali dei tre imputati hanno chiesto di escludere le aggravanti, in particolare quella legata alla premeditazione del delitto, e trattamenti differenziati tra imputati: Silvia Zani, la primogenita della vittima, sarebbe infatti stata "l'ideatrice" del matricidio, mentre Mirto Milani il soggetto più fragile e meno convinto (che però, stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbe comunque dato il colpo di grazia a Laura Ziliani, scavando poi lungo il greto dell'Oglio le buche destinate alla sepoltura della salma).

Si torna in aula, dunque. Nei prossimi mesi la Corte d'Assise d'Appello di Brescia fisserà la data del processo. Nelle motivazioni delle sentenza si leggeva: "I tre hanno agito di concerto tra loro concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte il mosaico del progetto criminoso. In sé e per sé l'omicidio non costituiva agli occhi degli esecutori un progetto abbastanza ambizioso e accattivante per poter celebrare adeguatamente la loro coesione, per questo motivo avrebbero escogitato un piano cervellotico". Fatto di dolci avvelenati, benzodiazepine, tentativi di soffocamento. "Un modo per gratificare l'ego di gruppo della trinità".

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