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L’artista che dipinge le vetrine dei negozi sfitti: “In centro a Milano ne ho contati 165 da inizio anno”

Si chiama Freak of Nature e dipinge rami di bambù sulle vetrine dei negozi sfitti. Nella città di Milano, in poche vie centrali tra il Duomo e San Babila, ne ha contati 165.
A cura di Matilde Peretto
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I bambù dell'artista Freak of Nature nelle vetrine dei negozi sfitti di Milano (foto di Matilde Peretto e Freak of Nature)
I bambù dell'artista Freak of Nature nelle vetrine dei negozi sfitti di Milano (foto di Matilde Peretto e Freak of Nature)

Nei giorni di Natale del 2023, Freak of Nature, un’artista di strada originaria di Milano, ha dipinto giorno e notte. Le sue "tele" sono state 165. In tutte è rappresentata una pianta stilizzata di bambù. Non sono tele normali, però. Sono vetrine di negozi sfitti, vuoti, che nessuno sta rilevando o riesce ad affittare. Tra il Duomo e San Babila, da corso Como a via Monte Napoleone, l'artista ne ha contati 165: “Anche se ne ho visti molti di più”. Intervistata da Fanpage.it, Freak of Nature ha raccontato la sua arte e il messaggio che vuole trasmettere attraverso quello che fa, ovvero dipingere bambù sui vetri dei negozi sfitti.

Come ti è venuta l’idea di dipingere bambù sulle vetrine dei negozi?

Durante il Covid mi sono accorta di due cose: la prima è che i negozi hanno cominciato a chiudere in maniera esponenziale (anche se alcuni avevano iniziato già prima del 2020), la seconda è che c’è stato un boom di presenze di senzatetto. Sono sempre stata interessata al tema dell’abbandono, ma ho pensato che raccontare l’abbandono urbano fosse più facile rispetto a quello umano.

Così hai deciso di segnalare i negozi sfitti che trovi nelle città in cui ti rechi?

Sì. Attraverso la mia arte voglio far capire la quantità di negozi sfitti che ci sono nelle città e quindi far prendere coscienza alle persone di come queste stiano cambiando e morendo. Le città perdono identità e, senza questa, si perde tutto. Così ci rimettono anche i cittadini. Ogni negozio chiuso che segnalo rappresenta una sconfitta.

Ne hai trovati tanti a Milano?

Ne ho trovati ben 165 per la precisione, solo nella zona centrale tra Duomo e San Babila e tra corso Como e via Monte Napoleone. Il problema di Milano è che è una città diversa da tutte le altre. I negozi aprono e chiudono in continuazione. C’è un turnover incessante, dovuto forse ai prezzi troppo alti o a investimenti sbagliati. Sta di fatto che non mi aspettavo di contarne così tanti in così poco spazio.

E come mai proprio il bambù?

È un simbolo di resistenza, di qualcosa che si piega ma non si spezza. È qualcosa di infestante e, secondo me, assomiglia molto all’essere umano. Quei segni verdi sulle vetrine dei negozi vogliono essere un messaggio di speranza, oltre che il simbolo dell'evidenza di come le città stiano cambiando e per certi versi morendo.

Il tuo lavoro sta dando i suoi frutti? 

L’arte serve sempre ad aprire gli occhi alle persone. Una cosa bellissima che mi è successa è quella di essere chiamata all’inaugurazione di un locale che avevo segnalato. Era vuoto, l'avevo dipinto e poi qualcuno era riuscito ad affittarlo. Un altro locale, ora in attività, ha anche tenuto i miei bambù in vetrina: ha capito il significato del mio lavoro e ha deciso di lasciarli.

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