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La procuratrice di Bergamo dice che la Lombardia non chiese mai la zona rossa per Alzano Lombardo

Agli atti dell’inchiesta sulla mancata zona rossa in Val Seriana nel marzo 2020 “non risulta nessuna richiesta formale scritta da parte del Pirellone a Palazzo Chigi”. Lo ha detto in un’intervista il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, spiegando che si è trattato di una decisione politica: “La Regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro un anno fa, così come la Prefettura o anche i sindaci dei Comuni colpiti”.
A cura di Simone Gorla
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"Agli atti dell'inchiesta, non risulta nessuna richiesta formale scritta da parte del Pirellone a Palazzo Chigi per sollecitare un provvedimento di chiusura così come non c'è nessuna richiesta da parte del Governo alla Regione per chiudere Alzano e Nembro". A rivelarlo è il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, che coordina l'inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, epicentro della prima ondata della pandemia.

In un'intervista a Famiglia Cristina, la procuratrice bergamasca spiega: "La Regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro un anno fa, così come la Prefettura o anche i sindaci dei Comuni colpiti, come poi è accaduto e accade tuttora in altre zone d'Italia. È una scelta di natura politica".

Nei mesi di maggio e giugno gli inquirenti bergamaschi avevano sentito i vertici di Regione Lombardia, tra cui il governatore Attilio Fontana, l'ex assessore Giulio Gallera e l'allora dg Welfare Cajazzo. Interrogati a Roma anche gli esponenti del governo, tra cui l'ex premier Giuseppe Conte. In passato lo stesso procuratore aggiunto aveva invece affermato che la zona rossa "doveva farla il governo".

"L'indagine – spiega il pm – all'inizio era circoscritta alla mancata chiusura dell'ospedale di Alzano Lombardo, poi si è ampliata e adesso ruota attorno a due filoni: la zona rossa e il piano pandemico nazionale che non era stato aggiornato". Sul piano pandemico ico nazionale, Rota afferma che quello italiano era del 2006: "Nel 2012 l'Ue e l'anno successivo l'Oms hanno invitato i singoli Stati ad aggiornarlo alla luce delle nuove linee guida emanate. L'Italia non l'ha fatto".

Il pm si dice poi "molto sorpresa", dall' atteggiamento di "mancata collaborazione" avuto finora dall'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità che "non ha consentito al personale convocato di essere ascoltato dalla Procura di Bergamo come persone informate sui fatti affermando di godere dello status d'immunità diplomatica".

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