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Isis, le chat della ragazza arrestata a Milano: “Bagnati del sangue dei miscredenti”

“Trovare un Leone con cui cadere insieme bagnati dal sangue dei miscredenti”. Questo un estratto delle chat intercettate a Bleona Tafallari, la 19enne arrestata con l’accusa di terrorismo che faceva propaganda per l’Isis a Milano.
A cura di Filippo M. Capra
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L'avvocato di Bleona Tafallari, la ragazza di 19 anni arrestata il 17 novembre a Milano con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo, ha chiesto al tribunale del Riesame di annullare la custodia cautelare in carcere. Alla richiesta del legale, si è opposto il pubblico ministero che sta indagando insieme al capo dell'antiterrorismo Alberto Nobili: Bleona è troppo pericolosa. Lo testimonierebbero le chat Telegram in cui avrebbe provato a radicalizzare altre giovani ragazze, molte delle quali minorenni.

La 19enne arrestata: Trova un leone con cui cadere insieme

A queste, la 19enne avrebbe scritto consigli per "trovare un Leone" con cui "cadere insieme bagnati dal sangue dei miscredenti". Le conversazioni scoperte dagli inquirenti sono ritenute credibili e, soprattutto, temibili. Per questo motivo anche all'interno del carcere la 19enne è sotto stretta sorveglianza: gli investigatori vogliono impedire che replichi il proselitismo e dia vita ad una rete jihadista da dietro le sbarre. La ragazza, interrogata anche dal giudice per le indagini preliminari, si è sempre difesa dicendo di essere "caduta nella trappola dei social" e di non aver mai diffuso i video e il materiale trovatole nel cellulare e nel computer relativi ad attacchi terroristici degli scorsi anni.

Propaganda per l'Isis, nelle chat anche la foto di un bambino con una pistola

In un'altra conversazione, come riportato da Il Giorno, si leggerebbero frasi come: "Tuo marito viene a prenderti con un’auto con sopra le bandiere nere dell’Isis (emoticon con contelli e sei bandiere nere)". Poi, invitava le altre ragazze a indossare il niqab perché "io quelle con i pantaloni in vista le ucciderei tutte". La massima espressione della propaganda e della esaltazione dello Stato Islamico da parte della 19enne si sarebbe poi verificata in una chat di Whatsapp in cui, parlando con un'altra donna di origini kosovare, viene tirato in ballo anche il bambino di quest'ultima che invia foto in cui lo si vede indossare una cuffietta nera con una pistola vicina al corpo.

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