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Investe e uccide una donna che attraversa con il passeggino, poi scappa: camionista patteggia e torna libero

Ha patteggiato una pena di 2 anni e 4 mesi il 24enne che lo scorso dicembre ha investito e ucciso una donna sulle strisce pedonali di Viale Renato Serra (Milano), mentre lei attraversava con i figli nel passeggino. Il ragazzo è stato ammesso ai lavori di pubblica utilità ed è tornato libero.
A cura di Alice De Luca
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Rocio Espinoza Romero
Rocio Espinoza Romero

Ha patteggiato una pena di 2 anni e 4 mesi il 24enne che lo scorso dicembre, alla guida di un tir in Viale Renato Serra, a Milano, aveva investito e ucciso una donna, Rocio Espinoza Romero, mentre attraversava sulle strisce pedonali insieme ai figli, che sono riusciti a salvarsi. Il ragazzo è stato ammesso dalla giudice ai lavori di pubblica utilità, per scontare la pena, con un'udienza apposita fissata per il prossimo 11 settembre. La gup ha quindi revocato gli arresti domiciliari facendolo tornare in libertà. Il 24enne dovrà anche risarcire, con una somma concordata, la famiglia della vittima che ha quindi deciso di non costituirsi parte civile.

I fatti risalgono all'11 dicembre scorso quando il giovane, svoltando all'incrocio tra viale Renato Serra e via Scarampo, ha investito la 34enne e l'ha uccisa trascinandola per alcuni metri. L'incidente è avvenuto sotto gli occhi della madre di lei e dei due figli, due gemellini di 18 mesi. I bambini erano nel passeggino che la donna stava spingendo mentre stava attraversando sulle strisce, ma fortunatamente i piccoli non sono stati travolti.

Il 24enne non si era fermato a prestare soccorso ed era stato rintracciato qualche ora dopo. Dagli atti dell'inchiesta della Polizia locale, coordinata dalla pm Paola Biondolillo, era emerso che dopo l'incidente il giovane aveva fatto "quattro tentativi di chiamata al padre in rapida successione". Una "simile coincidenza temporale" e "l'insistenza delle telefonate", scriveva il gip Alberto Carboni, "non possono certo essere casuali e trovano una spiegazione logica solo nel fatto che l'indagato si era accorto di aver investito una persona e che, preso dal panico, tentava di mettersi in contatto con il padre".

Il conducente era stato arrestato mentre si trovava in una cava ad Arluno, nel Milanese, dove era tornato al lavoro. Il giovane, accusato di omicidio stradale aggravato dall'omissione di soccorso e dalla fuga, era finito prima in carcere e poi ai domiciliari.

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