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Omicidio di Giulia Tramontano, ultime notizie

L’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano: Alessandro Impagnatiello avvelenava lei e il feto da mesi

L’autopsia effettuata sul corpo di Giulia Tramontano ha confermato che il suo fidanzato, Alessandro Impagnatiello, la stava avvelenando dallo scorso inverno. Tracce di veleno per topi, infatti, sono state trovate nel sangue della 29enne e nel feto che portava in grembo.
A cura di Enrico Spaccini
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Alessandro Impagnatiello stava tentando di avvelenare Giulia Tramontano con il topicida da mesi, almeno da dicembre. È quanto risulta dalla consulenza autoptica depositata oggi alla Procura di Milano che ha rilevato la presenza di veleno nel feto e nel sangue della 29enne incinta di 7 mesi, con un "incremento" della somministrazione "nell'ultimo mese e mezzo". Inoltre, dall'autopsia è emerso anche che Tramontano era ancora viva dopo la prima delle 37 coltellate inferte dal fidanzato nella loro casa a Senago (Milano), quindi è deceduta a causa del dissanguamento.

I risultati dell'autopsia: il veleno per topi somministrato già a dicembre

Quella dell'avvelenamento fino a qualche giorno era solo un'ipotesi formulata dagli inquirenti. A sostegno di questa ricostruzione i pm avevano un paio di elementi. Il primo era la ricerca fatta su internet dal barman 30enne risalente allo scorso inverno: "Come avvelenare una donna incinta" e "come avvelenare un feto". Il secondo era un messaggio scritto dalla 29enne e trovato nel suo cellulare in cui diceva già a dicembre: "Non mi sento bene".

La relazione autoptica depositata oggi, mercoledì 30 agosto, ha confermato quei sospetti. Nel sangue, nei capelli e nei tessuti di Tramontano e nel feto del piccolo Thiago che portava in grembo da 7 mesi è stato trovato del "bromadiolone", l'anticoagulante più tossico nella categoria del veleno per topi. Tra le ricerche online effettuate da Impagnatiello, e contenute nell'informativa dei carabinieri che hanno condotto le indagini coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, si è scoperto che il 30enne a dicembre si domandava perché quella sostanza non stava facendo effetto. Infatti, poi scoprì che se somministrato con "bevande calde" il "bromadiolone" perdeva potenza.

Tuttavia, secondo gli esperti di Medicina legale di Milano, non si può determinare se le tracce trovate sono frutto "di più somministrazioni a basse dosi" o di un'unica più elevata. Quello che è certo, è che nell'ultimo mese e mezzo prima del delitto c'è stato un incremento nella somministrazione. Per l'accusa questi elementi dimostrerebbero la premeditazione dell'omicidio, aggravante che al momento è stata esclusa dalla gip Laura Minerva.

Giulia Tramontano è morta dissanguata: i risultati degli esami

Lo scorso 27 maggio Impagnatiello colpì 37 volte Tramontano con un coltello da cucina. Poi nascose il corpo che venne ritrovato quattro giorni più tardi accanto a dei box a Senago. Dall'autopsia, però, è emerso anche che la 29enne non è morta dopo il primo fendente. A ucciderla, infatti, è stata la grande quantità di sangue che ha perso nelle successive coltellate.

Cade anche la ricostruzione fornita da Impagnatiello, secondo la quale Tramontano avrebbe cercato di farsi del male prima che lui la colpisse. L'assenza di tagli su mani e braccia, inoltre, escludono anche che la 29enne abbia avuto modo di tentare di difendersi.

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