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Non avremmo bisogno di ascoltarlo, eppure Impagnatiello parlerà in aula nell’anniversario dell’omicidio Tramontano

Alessandro Impagnatiello parlerà in aula il giorno dell’anniversario dell’omicidio di Giulia Tramontano, che ha provocato anche la morte del figlio Thiago.
A cura di Piero Colaprico
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Nella sesta udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello è risuonata anche la voce di Giulia Tramontano. Una voce carica del profondo dolore di questa donna che si ritrova in un inferno imprevedibile. Come dice il pubblico ministero, è "il suo ultimo audio", e le serve per dire all'amica: "Sono scioccata, veramente scioccata dalla vita che conduce, dalle cose che ha fatto e che ha detto". Sta emergendo, dalle tracce elettroniche dei due, una sintesi precisa. Una dinamica di coppia che forse può aiutare a comprendere quello che si fa fatica a comprendere: come cresce l’odio del carnefice verso una persona con la quale si è scelto di vivere.

L’investigatore che dal banco dei testimoni "inchioda" l’imputato ha il fisico vagamente tozzo di chi trascorre le giornate "inchiodandosi" sulla sedia della caserma per studiare. Il comandante Gianluca Belotti è l’ufficiale che, grazie a un software usato nei tribunali, ha analizzato il telefonino dell'assassino. E l'elenco delle ricerche su Internet mostra un Impagnatiello decisamente più esperto di cocktail che di indagini e, al limite, di libri gialli. Ricordiamo: quel 27 maggio ha ucciso Giulia Tramontano con 37 coltellate. Gliele ha inferte piombandole addosso dalla schiena. Lei gli ha girato le spalle e il suo convivente non ha esitato. Poco dopo, s'è impegnato nei tentativi di bruciare e nasconderne il corpo. E che cosa fa quel giorno con il suo iPhone?

Cerca "ceramica bruciata vasca da bagno". Poi cerca uno zaino molto capiente. Poi come trovare l’iPad. E il giorno prima, il 26 maggio, su chi si è interessato? Su "Alberto Stasi Bollate": e cioè s'informa su un assassino acclarato e accertato, al centro di una delle solite campagne innocentiste senza basi razionali e concrete, che è detenuto nel carcere alle porte di Milano. Detenuto dopo la condanna per aver ammazzato, con un'arma mai trovata, la fidanzata Chiara Poggi (Garlasco, prima del ferragosto 2007). Insomma, non proprio le ricerche di un innocente.

Il carabiniere elenca le altre ricerche del 31 maggio, quattro giorni dopo l’omicidio. Vuol sapere come "rimuovere macchie di sudore, rimuovere macchie di candeggina, rimuovere macchie di olio" e via via, macchine di ruggine, di sangue, di erba. Rimuovere molte macchie, questo vuole Impagnatiello. Risultato di tanta digitazione? Non solo non rimuove le macchie, ma con le sue ricerche compulsive avvalora le sue cattive azioni. E che dire delle chat?

"Tronchiamo", scrive Giulia a Impagnatiello, dopo aver scoperto in auto un rossetto. Quel rossetto, noi lo sappiamo, diventa una specie di "messaggio" per Giulia lasciato da A., la collega di Impagnatiello, la ragazza che era anche lei rimasta incinta del barman. Aveva abortito. Sapeva della gravidanza di Giulia. A., ormai consapevole di aver a che fare con un imbroglione sentimentale, voleva fare in modo – come ha spiegato in aula, alcune udienze fa – che Giulia non ci cascasse, come c'era cascata lei.

"Tronchiamo", è l’imperativo di Giulia. E la giovane donna delusa e amareggiata diventerà sempre più dura nei messaggi: "Basta, ognuno per la propria strada"; "Accetta la mia decisione e chiudiamo il discorso"; "Lasciami stare. Non sono felice. E vorrei trovare la mia tranquillità"; "Non voglio combattere una vita" sapendo di avere accanto "la persona sbagliata"; "Il rossetto era di A. Vergognati. Eri a spassartela. Sei un cane". Così per giorni, sino a un ineluttabile "Saluta Thiago che vedrai con il binocolo".

Ma lui non molla. Declina in vari modi il classico "parliamone", nonostante Giulia, ormai esasperata, gli scriva: "Che tu possa affogare nella m**da che ti crei da solo". E così, a casa, nella loro casa, accade quello che accade. E di questa tragedia, del labirinto di bugie, del precipizio che inghiotte mamma e bimbo, molto sappiamo, senza bisogno di conoscere la versione di Impagnatiello. E invece lui, che scriveva "so che non sono stato il fidanzato ideale", parlerà. E lo farà – così dice il calendario delle udienze – il 27 maggio. Proprio il 27 maggio. Non è stato fatto apposta. Forse è sfuggito alla corte d'Assise. O, comunque, non è un tema mescolare passato e presente, reati e lunario: il 27 maggio è però l’anniversario preciso dell’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago.

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Piero Colaprico. Liceo al collegio Morosini, laurea in legge a Milano, assunto nel 1985 da Repubblica, nominato nell’89 inviato speciale, nel 2006 responsabile del settore nera e giudiziaria, nel 2017 capo della redazione. Si è dimesso nel ’21, mantenendo varie collaborazioni giornalistiche. Scrittore di gialli e noir, ne ha scritti 15, alcuni tradotti in inglese, francese, romeno. Da un suo saggio, “Manager calibro 9”, è stato tratto il film “Lo spietato”. Scrive anche per il teatro, attualmente è direttore artistico del teatro Gerolamo, storica sala milanese.
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