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Il sottosegretario Delmastro: “I detenuti tossicodipendenti non devono stare in carcere ma in comunità”

“Il sovraffollamento carcerario è risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“. La proposta del sottosegretario alla Giustizia, con l’appoggio di Nordio: “Immagino di coinvolgere il terzo settore, comunità chiuse in stile San Patrignano per costruire un percorso alternativo alla detenzione”.
A cura di Francesca Del Boca
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Un sistema ormai al collasso, quello carcerario. E così, per risolvere il problema, si fa avanti il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. “Serve un cambio di prospettiva. Il sovraffollamento carcerario è risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“.

In un’intervista a Il Messaggero, il sottosegretario di Fratelli d'Italia lancia un’idea che, dice, è "totalmente condivisa" dal governo e dal ministro Carlo Nordio: far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti in strutture private a loro dedicate. “Le carceri italiane sono ampiamente sovraffollate. Secondo gli ultimi dati, risalenti a febbraio, a fronte di una capienza regolare di 51.285, i detenuti sarebbero 56.319. E di questi il 30 per cento sono tossicodipendenti”, premette Delmastro.

Comunità in stile San Patrignano

“Dobbiamo comprendere che per un tossicodipendente che ha commesso reati per procurarsi la droga, il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato a un ottimo corso di ceramica. Per loro la priorità è la disintossicazione".

E l'annuncio: Per questo sto lavorando a un provvedimento che immagina di coinvolgere il terzo settore, quelle comunità chiuse in stile Muccioli (Vincenzo, il fondatore di San Patrignano, ndr), per costruire un percorso alternativo alla detenzione”.

Come potrebbero funzionare le comunità protette per carcerati

Il sottosegretario entra così già nei dettagli del possibile funzionamento di questo sistema. “Il giudice già in sentenza può sostituire i giorni di carcere indicati con un numero uguale presso una comunità protetta. Cioè, se vieni condannato a due anni puoi scontarli tutti lì. Se poi impieghi otto mesi a disintossicarti, per il tempo restante la comunità ti aiuterà a formarti e a trovare lavoro”.

Un'opportunità, quella di sostituire i giorni di carcere con quelli di comunità, che verrebbe però offerta una sola volta. “Sarebbe una possibilità secca, non reiterata. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale”.

Una misura approvata dal ministro Nordio

"Si tratta di una misura che permetterebbe una vittoria a tutto campo: per il detenuto, per il terzo settore e per lo Stato. Sto limando i dettagli ma c’è totale condivisione“, le parole del sottosegretario alla Giustizia. Insomma: risparmia lo Stato, e permette di costruire un percorso di recupero per il detenuto dipendente da sostanze. Nonché di offrire "un'offerta di maggiori garanzie ai cittadini".

Il ministro Nordio è d’accordo perché il testo va incontro alla sua cultura liberale. Però è un percorso da condividere con il terzo settore per comprenderne appieno la capienza strutturale. E con le Regioni che hanno la delega alla sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione. Con loro e con la magistratura di sorveglianza aprirò un tavolo di dialogo”.

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