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Il padre di Jordan Jeffrey Baby, il trapper morto in carcere a Pavia: “Non si è suicidato, voleva cambiare strada”

Roberto Tinti, padre di Jordan Tinti (in arte Jordan Jeffrey Baby), non può credere che suo figlio possa essersi tolto la vita. Nei suoi ultimi versi, il trapper 26enne diceva che voleva riprendere in mano la sua vita.
A cura di Enrico Spaccini
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Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby
Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby

Lo scorso 12 marzo il trapper Jordan Jeffrey Baby, nome d'arte di Jordan Tinti, è stato trovato senza vita nella sua cella del carcere di Pavia con una corda stretta al collo legata alle sbarre. Per suo padre, Roberto, non può essersi trattato di suicidio. "Lo avevo sentito nemmeno un mese prima ed era contento, voleva cambiare strada", ha raccontato in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, "i suoi errori li ha commessi, ma stava pagando più di quanto meritasse".

Gli ultimi versi di Jordan: "La mia strada l'ho già scelta"

Il pm Alberto Palermo sta coordinando le indagini con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. L'autopsia, disposta dalla Procura, è già stata eseguita e potrebbe fornire elementi preziosi per gli accertamenti del caso. Roberto Tinti, padre del 26enne di Bernareggio (in provincia di Monza e della Brianza) morto per soffocamento, non riesce a credere che suo figlio si sia tolto la vita.

Come testimonianza, porta alcuni versi che Jordan aveva scritto, forse parte di una canzone in lavorazione: "Sono stato padrone del mio destino in negativo, e lo sarò anche in positivo, tranquillo papà, la mia strada l'ho già scelta". Quella strada che aveva detto a suo padre Roberto un mese prima di morire e che gli avrebbe permesso di riprendere in mano la sua vita.

La condanna per rapina e gli abusi denunciati

Il trapper era stato condannato nell'aprile del 2023 a 4 anni e 4 mesi di reclusione per rapina con l'aggravante dell'odio razziale. Il 26enne era stato processato insieme al collega romano Traffik (alias Giancarlo Fagà) per aver rapinato un uomo di nazionalità nigeriana. L'accusa nei confronti di Traffik è caduta in secondo grado, ma Jordan decise di rinunciare di fare ricorso in Appello per andare subito in una comunità.

Lì aveva denunciato che nel periodo trascorso nel carcere di Pavia aveva subito abusi e maltrattamenti. In quello stesso carcere, però, venne rimandato dopo aver violato le norme della comunità e in quella cella Jordan ha perso la vita.

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