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Il ministero della Giustizia assicurò agli Stati Uniti che Artem Uss non potesse scappare dall’Italia

Nella relazione inviata dalla Corte d’Appello di Milano viene spiegato come il compito di chiedere un inasprimento della misura cautelare per Artem Uss spettava alla Procura o al ministero della Giustizia.
A cura di Enrico Spaccini
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Artem Uss
Artem Uss

La Corte d'Appello non avrebbe potuto in nessun modo aggravare la pena ad Artem Uss. È la risposta contenuta nella relazione richiesta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio per avere chiarimenti sulla decisione presa lo scorso 25 novembre dai giudici di Milano che avevano concesso gli arresti domiciliari all'imprenditore russo ricercato negli Usa dove rischia 30 anni di carcere. Preoccupati che potesse fuggire, i funzionari della Criminal Division dell'ufficio Affari internazionali del dipartimento di Giustizia statunitense avevano scritto una lettera, ricevuta il 29 novembre, in cui manifestavano i loro timori chiedendo alle autorità italiane di "prendere tutte le misure possibili".

Il ministero della Giustizia italiano rispose il 6 dicembre, affermando che la decisione di inasprire la pena spettava alla Corte. Tuttavia, rassicurò i colleghi oltreoceano dicendo che la misura dei domiciliari con il braccialetto elettronico eseguita il 2 dicembre era del tutto equiparabile alla carcerazione. Uss, però, è riuscito a evadere il 22 marzo dal lussuoso appartamento del complesso a Borgo di Vione nel comune di Basiglio.

Impossibile aggravare d'ufficio la misura cautelare

Il ministro Nordio ha ordinato verifiche per capire le motivazioni della scelta di tenere Uss agli arresti domiciliari. La Corte d'Appello ha risposto con una relazione in cui viene specificato che era impossibile aggravare d'ufficio la misura cautelare. L'unica possibilità era che Uss, arrestato il 17 ottobre all'aeroporto di Malpensa, violasse i domiciliari. Chi poteva fare ricorso, però, era la Procura generale chiedendo il carcere e anche il ministero della Giustizia stesso avrebbe potuto chiedere in qualsiasi momento l'aggravamento della misura.

Uss, poi, era considerato un soggetto a basso rischio di fuga, perché radicato in Italia. La moglie ha un'impresa, la coppia sta acquistando una casa e i figli sono iscritti in una scuola della zona.

L'evasione

Il 21 marzo la Corte d'Appello dà il suo via libera all'estradizione richiesta dagli Stati Uniti. Il 22 marzo, però, l'imprenditore russo riesce a evadere e ora, stando a fonti locali, sarebbe in Russia.

Nella relazione è stata inserita anche una descrizione dettagliata dell'intervento dei carabinieri. Il braccialetto elettronico di Uss risulta spento dalle 13:52 del 22 marzo. Parte l'allarme e il comandante in servizio della centrale operativa di Milano comunica alla compagnia di Corsico la necessità di un intervento immediato, fissato nella scheda operativa alle 14:07. I militari arrivano sul posto, ma Uss ormai non c'è più.

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