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Il bluff delle case di comunità in Lombardia: il video delle stanze vuote e senza medici

Dopo la Pandemia tutti parlavano di investire nella sanità territoriale: dopo tre anni dal febbraio 2020 è stato fatto ancora troppo poco.
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Ambulatori chiusi per i tagli alla sanità, medici di base introvabili, le tanto attese case di comunità inaugurate che si presentano come scatole vuote: si potrebbe riassumere così la situazione della medicina territoriale in Lombardia, che nonostante le riforme è ancora incapace di invertire la tendenza.

"Per caso ho scoperto che il mio medico era andato in pensione"

Il nostro viaggio nella sanità territoriale lombarda inizia dalla storia di Francesco, tecnico televisivo che vive a Vimodrone (MI), che dopo aver ritirato alcuni esami chiama il suo medico di famiglia e scopre dalla segreteria telefonica che è andato in pensione. 

"Prima – racconta – sul sito di Regione Lombardia non sono riuscito a trovare un medico, poi sono andato in ATS e mi hanno detto che i medici a Vimodrone sono già mesi che non esistono più, ATS mi ha detto di aspettare almeno la settimana successiva perché avrebbe preso servizio un nuovo medico su Segrate per la precisione a Redecesio, da casa mia erano tipo 12-13 chilometri".

Incontriamo il sindaco di Vimodrone, Dario Veneroni, che ha sollecitato più volte Regione Lombardia per la mancanza di un medico di famiglia e, da poche settimane, anche di un pediatra. Il problema è legato alla divisione del territorio in ambiti per cui, semplifichiamo, se nell'ambito sanitario c'è un numero sufficiente di medici e pediatri non importa che questi siano concentrati su un solo comune tra quelli che fanno parte dello stesso bacino.

"Non solo siamo carenti da anni di una guardia medica, oggi abbiamo un medico di famiglia in meno e abbiamo un pediatra in meno, questa è la sanità a livello regionale a Vimodrone. Chi ha un'urgenza oggi dove va? Va al pronto soccorso intasando i pronto soccorso", ci spiega il sindaco mentre ci mostra un post su Facebook con le mamme del comune di Vimodrone che chiedono spiegazioni sulla mancanza di un pediatra.

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Le case di comunità come scatole vuote

Per far fronte alle carenze della medicina territoriale è nato il progetto delle case di comunità, punti di riferimento nei quartieri, che contengono medici di famiglia, infermieri e servizi amministrativi per prendere in carico i pazienti dall'inizio del loro percorso, coinvolgendo sanità e servizi sociali. A Milano ne sono state inaugurate diverse.

Poco prima di Natale è stata inaugurata la casa di comunità di via Monreale, Municipio 7 di Milano. Dopo un mese e mezzo siamo andati a vedere come vanno le cose: gli spazi sono ben curati ma non c'è personale sanitario. Fuori dalla casa di comunità incontriamo Nadia Riva del Comitato in difesa della sanità pubblica sud ovest città metropolitana (Municipi 5, 6,7): "Sono state fatte delle inaugurazioni bellissime – racconta – con tanto di riprese televisive e dove si millanta una serie di servizi che però non ci sono, sempre per il problema che manca il personale, in realtà questa struttura esisteva già da prima ed era un consultorio". Così per far spazio ai servizi della casa di comunità il consultorio è stato ridimensionato.

Dentro la casa di comunità troviamo un responsabile del servizio prenotazioni. Quando gli facciamo notare la mancanza di un medico di famiglia risponde che "va trovato perché sono pochi e c’è un po’ di resistenza sul fatto che devono dare un tot di ore alla casa di comunità". Insomma, "ci dovrebbe stare il medico di base, un pediatra di libera scelta, degli specialisti, c'è una targa davanti a una stanza ma dentro non c'è nessuno" ci spiega Riva.

La casa di comunità alternativa

Mentre le case di comunità, fortemente volute da Regione Lombardia, faticano a trovare il personale medico-sanitario, a pochi chilometri da Milano un sindaco è riuscito a superare il problema realizzando una casa di comunità ante litteram. Si trova a Pieve Emanuele, la struttura si chiama "Centro di cultura sociosanitaria" e pur non essendo una casa di comunità ufficiale ha tutti i servizi che questa dovrebbe avere. Il sindaco Pierluigi Costanzo ci racconta da dove è partito.

"Noi in pieno Covid – racconta – abbiamo avuto l'emergenza dei medici di base qui a Pieve Emanuele, perché sono andati in pensione di colpo sei-otto medici di base e c'erano un sacco di cittadini che vagavano alla ricerca del medico, allora è arrivata l'idea di mettere a disposizione degli spazi attraverso i quali siamo riusciti a intercettare tutta una serie di medici". Il sindaco, ironia della sorte, aveva partecipato al bando di Regione Lombardia per avere una casa di comunità ma i cinque progetti presentati sono stati bocciati.

Così, mentre in Regione si fa fatica a trovare un medico di famiglia, Pieve Emanuele ha ritrovato il numero di medici di famiglia che aveva prima del Covid e ha un poliambulatorio con specialisti che lavorano a prezzi calmierati. Che forse sia riuscito dove Regione Lombardia ha fallito?

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