Gli indagati dell’inchiesta urbanistica fanno ricorso contro gli arresti, i legali: “Non c’è nessun illecito”

Le sei persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta urbanistica di Milano hanno fatto ricorso contro la misura cautelare decisa il 31 luglio dal Gip Mattia Fiorentini. Oggi si sono svolte quindi le prime udienze davanti al tribunale del riesame. Toccherà ai giudici decidere se confermare le ordinanze con cui il gip Mattia Fiorentini ha disposto il carcere per Giancarlo Tancredi (ex assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Milano), per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra (rispettivamente presidente e componente della Commissione paesaggio) Manfredi Catella (ceo di Coima) per Federico Pella (manager della società immobiliare J+S) e per Andrea Bezziccheri (capo del gruppo immobiliare Bluestone).
Andrea Bezziccheri davanti ai giudici
Il primo a entrare in tribunale, accompagnato dal suo legale Andrea Soliani, è stato proprio Bezziccheri, l'unico tra gli arrestati a non essere stato messo ai domiciliari ma in carcere con l'accusa di corruzione. Al termine dell’udienza Soliani ha dichiarato che "Non c’è alcun sistema corruttivo a cui Bezziccheri abbia partecipato, non c’è nessun illecito urbanistico nelle operazioni che Bezziccheri ha portato avanti".
L'udienza per Alessandro Scandurra
Poi è stato il turno di Alessandro Scandurra, ex componente della commissione comunale del Paesaggio, agli arresti domiciliari con la stessa accusa. I suoi legali Giacomo Lunghini e Luciano Paris, hanno depositato una memoria difensiva nella quale hanno dichiarato che Scandurra "non si sarebbe mai trovato in situazioni di incompatibilità".
L'appello dei pm contro la rimozione dell'accusa di induzione indebita
I pubblici ministeri hanno formalizzato anche il loro ricorso contro la decisione del gip Fiorentini che, nella sua ordinanza per disporre gli arresti domiciliari, ha deciso di non riconoscere per Giuseppe Marinoni il reato di induzione indebita. Quest'ultima accusa è stata contestata anche al sindaco Giuseppe Sala e all'architetto Stefano Boeri. Per i pm, però, Marinoni avrebbe approvato i progetti relativi al grattacielo Pirellino ottenendo in cambio un'utilità, cioè "perpetuare la posizione di potere che aveva all'interno della commissione per il paesaggio".