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Giovanni Sala morto davanti alla sede Sky a Milano: “Senza la violenza dei vigilanti mio fratello sarebbe vivo”

Due guardie giurate sono accusate dell’omicidio preterintenzionale di Giovanni Sala. Danilo, fratello del 34enne, ha dichiarato a Fanpage.it: “Senza quella violenza non sarebbe morto. La droga che aveva assunto non sarebbe stata sufficiente a ucciderlo”.
A cura di Enrico Spaccini
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Giovanni Sala (a sinistra) con suo fratello Danilo (a destra) - foto da Facebook
Giovanni Sala (a sinistra) con suo fratello Danilo (a destra) – foto da Facebook

Sono le 00:58 di domenica 20 agosto 2023 quando i sanitari del 118 arrivati con un'ambulanza iniziano il massaggio cardiaco su Giovanni Sala. Il 34enne è steso sul marciapiede davanti alla sede di Sky Italia in zona Rogoredo, a Milano, e non si muove. Fino a pochi istanti prima, una guardia giurata lo ha tenuto bloccato al suolo premendogli un ginocchio sulla schiena mentre un collega chiamava i soccorsi. Erano stati loro due a stenderlo dando "sfogo a istinti violenti e inutilmente prevaricatori", sostiene la Procura di Milano che li ha formalmente accusati di omicidio preterintenzionale: "Siamo soddisfatti dello svolgimento delle indagini preliminari, perché non è stato un omicidio colposo", ha dichiarato il fratello della vittima, Danilo Sala, a Fanpage.it, "senza quella violenza Gianni non sarebbe morto".

La ricostruzione della notte in cui è morto Gianni Sala

Giovanni "Gianni" Sala
Giovanni "Gianni" Sala

La telecamere di sorveglianza piazzate davanti all'ingresso della sede Sky Italia hanno inquadrato per la prima volta Giovanni Sala alle 23:56 di sabato 19 agosto 2023. Il 34enne, originario di Palermo ma residente a Germignaga, nel Varesotto, era in stato confusionale e si aggirava per via Russolo barcollando. Alle 00:29 una delle due guardie giurate dell'istituto Italpol lo ha atterrato una prima volta e lo ha trascinato sul marciapiede.

Sala, però, si è rialzato e, dopo essersi allontanato, è tornato davanti ai cancelli di Sky tre minuti più tardi. Anche in questa occasione viene steso e, per tre minuti e mezzo, viene tenuto seduto con le mani che premono sul collo. Alle 00:35 le due guardie lo hanno girato: uno gli ha tenuto le mani sulle spalle, l'altro lo ha afferrato per una gamba. Da quel momento, il vigilante 46enne ha mantenuto un ginocchio fermo sulla schiena di Sala, immobilizzato contro il marciapiede. Alle 00:43 il 34enne ha smesso di muoversi.

Le accuse rivolte ai due vigilantes

L'ambulanza è arrivata alle 00:58 quando già il 46enne aveva iniziato il massaggio cardiaco su Sala. Il 34enne, però, era già deceduto. Le indagini sulla sua morte sono state affidate alla Squadra mobile di Milano, con il pm Alessandro Gobbis titolare del fascicolo. Agli investigatori le due guardie giurate hanno raccontato che Sala, senza maglietta, si era messo a urlare in mezzo alla strada. Nonostante lo avessero allontanato diverse volte, lui si sarebbe riavvicinato ancora ai cancelli. Pensando che avrebbe cercato di scavalcare la recinzione, sono intervenuti.

All'inizio le indagini erano state aperte con l'ipotesi di reato di omicidio colposo, ma il pm Gobbis le ha chiuse formulando l'accusa di omicidio preterintenzionale. Per gli inquirenti, infatti, i due vigilantes avrebbero dato "sfogo a istinti violenti e inutilmente prevaricatori" in una situazione che in realtà non presentava "alcuna necessità di tutelare persone o cose da pericolo concreti".

L'autopsia effettuata il 25 agosto ha stabilito che Sala è morto in seguito a un arresto cardiocircolatorio e gli esami hanno riscontrato positività a cocaina e cannabinoidi. Che il 34enne avesse problemi con la droga, era un fatto noto ai familiari del ragazzo. "Senza quella violenza, mio fratello non sarebbe morto", ha ribadito Danilo Sala a Fanpage.it: "La dose di cocaina che aveva assunto non sarebbe stata sufficiente a determinare il decesso".

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