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Alberto Genovese arrestato per stupro

“Genovese non strumentalizzi la Asperger per difendersi”, la denuncia dell’associazione Diesis

“Non vogliamo che si utilizzi l’autismo come scusa per giustificare comportamenti incivili, odiosi e pericolosi”: è quanto affermato a Fanpage.it dall’associazione Diesis che dal 2010 segue oltre 60 famiglie “nello sviluppo di competenze sociali, relazionali e lavorative negli adolescenti e adulti autistici con forme lievi”.
A cura di Ilaria Quattrone
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L'abuso di droga e alcol, unita alla sindrome di Asperger, avrebbe ridotto la capacità di percepire il dissenso delle sue vittime: è questo quanto gli avvocati difensori di Alberto Genovese, l'ex re delle start up accusato di due violenze sessuali avvenute tra Milano e Ibiza, hanno sostenuto nelle ultime udienze.

Una tesi supportata dalla consulenza effettuata dalla psicologa di parte, Chiara Pigni. Per questo motivo, i legali dell'ex imprenditore hanno chiesto la semi-infermità per la violenza nei confronti della ragazza – che all'epoca dei fatti aveva 18 anni – avvenuta nel suo attico super lusso di Milano.

La linea difensiva di Genovese lascia spazio a dubbi e perplessità e in particolar modo alla paura che questa possa strumentalizzare questa condizione neurobiologica per, come specificato dall'associazione Diesis intervistata da Fanpage.it, giustificare i delitti commessi.

Che cos'è la sindrome di Asperger? 

La sindrome di Asperger è una condizione neurobiologica che fa parte dello spettro autistico. Prende il suo nome dal pediatra austriaco Hans Asperger che, nella prima metà del secolo scorso, aveva studiato un gruppo di bambini con peculiari caratteristiche comportamentali.

Dal 2013 la Sindrome di Asperger non compare più come categoria diagnostica nel DSM5, bensì è parte del disturbo dello spettro autistico di livello 1, definito come autismo di grado lieve, per il quale le persone richiedono solo un supporto minimo per poter svolgere le attività della vita quotidiane.

Rispetto alle persone neurotipiche, il cervello autistico comporta delle differenze sul piano percettivo, nello stile cognitivo, emotivo e relazionale. Queste differenze si manifestano in modo assai variabile, con comportamenti che si esprimono principalmente attraverso: differenze nella comunicazione verbale (in particolare, nella produzione e/o comprensione di concetti astratti) e non verbale (gestualità, espressioni e posture).

O ancora differenze nelle interazioni sociali (difficoltà nella lettura dei segnali sociali e nell’avvio di relazioni), comportamenti ripetitivi, interessi a volte peculiari e limitati ad ambiti ristretti, spesso conosciuti in modo approfondito.

In cosa consiste il vostro lavoro e come operate con la vostra associazione?

Diesis è un’associazione di giovani, adulti, genitori, educatrici, educatori e altre professionalità che, uniti, promuovono iniziative per incrementare l’autonomia personale, valorizzare le potenzialità e sviluppare le competenze sociali, relazionali e lavorative di adolescenti e adulti autistici con forme lievi.

Il lavoro che svolgiamo è orientato a permettere loro di costruire una vita felice e significativa, di essere autonomi nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali – affettive e nel lavoro, costruendo strategie funzionali
che permettano di muoversi liberamente e in modo autentico in un mondo che attualmente è poco “a misura” di autistici.

Tuttavia, speriamo – e in questa direzione, ci impegniamo – perché possa cambiare, divenendo equo per ogni persona, accolta nella propria originalità e diversità.

Quante persone seguite e da che età? 

L’associazione esiste dal 2010 e da allora abbiamo seguito oltre 60 famiglie, occupandoci di sviluppo e sostegno delle autonomie, relazioni, formazione, lavoro e genitorialità. La quasi totalità dei nostri associati sono uomini e donne tra i 20 e i 40 anni.

La sindrome si può manifestare anche da adulti?

L’autismo è una condizione che esordisce nei primi anni di vita e quasi sempre persiste in età adulta. Può accadere che le caratteristiche comportamentali si rendano manifeste in relazione al cambiamento di contesto, per esempio durante la scuola superiore o con l’ingresso nel mondo del lavoro.

Quest’ultimo, infatti, richiede abilità sociali che potrebbero essere deficitarie nelle persone autistiche. Nelle forme più lievi, non sono rare le diagnosi in età adulta, a volte dopo percorsi molto faticosi, in cui la persona autistica ha provato la spiacevole sensazione di vivere secondo un codice differente rispetto agli altri, ma senza comprenderne la ragione.

Per questo motivo la diagnosi non è da intendersi come etichetta di una patologia, ma, al contrario, come strumento di consapevolezza e dignità.

È possibile non accorgersene già da bambino?

La precocità della diagnosi è molto importante perché consente di rispettare le peculiarità del bambino autistico e di predisporre al più presto percorsi di apprendimento efficaci. I bambini Asperger spesso manifestano le peculiari caratteristiche comportamentali con l’ingresso in comunità di infanzia, quando risultano evidenti le differenze di comunicazione e interazione sociale rispetto ai compagni.

Tuttavia, soprattutto nelle forme più lievi, in cui la persona autistica può apparire timida, riservata o introversa, sono frequenti diagnosi in adolescenza ed età adulta. L’ampia variabilità dello spettro rende le manifestazioni e i percorsi molto diversi, anche in funzione delle caratteristiche dei contesti di vita.

Quindi la sfida è rappresentata dalla pianificazione di percorsi personalizzati, all’interno di uno spettro di infinite possibilità.

La sindrome può ridurre la capacità di intendere e di volere se unita al consumo di droghe e alcol?

Le condizioni di disagio psichico sono fattori di rischio per l’abuso di sostanze, in soggetti neurotipici o autistici. Ugualmente, alcol e droghe alterano la capacità di intendere e volere indipendentemente dal fatto di essere autistici o meno.

Le persone autistiche presentano maggior rischio di sintomi psichiatrici rispetto alla popolazione generale, pertanto un maggior rischio di abuso di sostanze potrebbe essere correlato alle eventuali co-morbidità psichiatriche, non all’autismo in sé.

Nella perizia psicologica di parte nel processo ad Alberto Genovese si fa riferimento alla possibilità che sia affetto da Asperger. Temete una strumentalizzazione di questa condizione? 

Noi lavoriamo giorno dopo giorno per far cadere i pregiudizi verso le persone autistiche. Lo stigma deriva soprattutto dalla paura di ciò che non sui conosce. Ancora oggi combattiamo contro alcuni stereotipi che associano le persone autistiche nello spettro a disabilità profonda o a grande genialità.

La verità è che la maggior parte delle persone autistiche sono come tutte le altre: simpatiche e antipatiche, divertenti e musone, piacevoli e noiose. L’autismo non è una patologia, come dicevamo prima è una condizione che persiste per la vita.

L’aver invocato la sindrome di Asperger come attenuante di un reato di tale gravità lascia basiti, soprattutto se si considera l’argomentazione proposta: un "disturbo dello spettro autistico di livello moderato" causa una "capacità d'intendere quantomeno grandemente scemata".

Sarebbe interessante capire quale sia la fonte scientifica di tale affermazione. E se – come presumiamo – non c’è evidenza scientifica di una “capacità di intendere quantomeno grandemente scemata” nelle persone con la sindrome di Asperger, ci chiediamo se ciascuno, impunemente, sia libero di dire ciò che vuole, incurante – delle conseguenze delle proprie affermazioni.

Non vogliamo che si utilizzi l’autismo come scusa per giustificare comportamenti incivili, odiosi e pericolosi. Ci auguriamo che Alberto Genovese si prenda cura di se e delle proprie fragilità. Un buon inizio sarebbe il coraggio di assumersi la responsabilità delle azioni che lo hanno portato in giudizio, senza nascondersi dietro una diagnosi che non è causa né attenuante del suo gesto.

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