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Fontana non si pente di nulla sulla gestione del Covid: “Chiesi a Conte di chiudere tutto, mi disse di no”

“Quando ci rendemmo conto che stava succedendo qualcosa di grave, telefonai all’allora presidente Conte e gli dissi di chiudere tutto. Lui mi disse di no”: a dirlo è il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, relativamente alla gestione della prima ondata di casi di Covid-19 in Lombardia.
A cura di Ilaria Quattrone
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Attilio Fontana
Attilio Fontana

"Quando ci rendemmo conto che stava succedendo qualcosa di grave, telefonai all’allora presidente Conte e gli dissi di chiudere tutto. Lui mi disse di no: secondo gli esperti la popolazione non avrebbe potuto resistere, ci sarebbero stati moti di piazza": a dirlo è il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana in un'intervista al quotidiano Il Corriere della Sera e relativamente alla gestione di Regione della prima ondata di casi Covid-19 che colpirono in particolare modo il territorio lombardo.

Il Governatore uscente e candidato alle elezioni Regionali che si svolgeranno il 12 e 13 febbraio 2023, ha ripercorso quanto accaduto negli ultimi anni e il modo in cui è stata gestita la pandemia. È certo che, se potesse tornare indietro, non accetterebbe più "imposizioni come ho fatto dal governo. Dissi di fare controlli su ogni volo dalla Cina: mi diedero del razzista. Misi la mascherina: gettavo discredito sul Paese. Gli altri errori, invece, sono talmente difficili da valutare".

La delibera Covid

E anche sulla delibera che ha permesso alle case di riposo di accogliere pazienti Covid in via di guarigione, Fontana sostiene che sia "stata strumentalizzata, lo dice anche il professor Pregliasco, oggi candidato con Majorino. Era giusta: doveva prevedere spazi separati. Il problema è che il Covid era già dentro le Rsa".

Il governatore è intervenuto anche sul caso camici, l'inchiesta sulla fornitura di 75mila camici affidata a una società gestita dal cognato di Fontana e poi trasformata in una donazione, per il quale è stato indagato con l'accusa di frode di pubbliche forniture, e poi prosciolto perché il fatto non sussiste.

"Sui camici ci sono altre motivazioni, adesso non ricostruirò tutto il processo, che comunque è andato in un certo modo e se il giudice la pensa in quel modo è già una garanzia che potessi anch’io pensarla così". E per quanto riguarda le elezioni regionali, alla domanda su quale potrebbe essere un buon risultato per la Lega, Fontana non si sbilancia: "L'importante è che stacchiamo di un po’ il secondo arrivato".

Le critiche agli avversari

Non mancano poi le stoccate ai propri avversari, per esempio Majorino: "Bisogna capire il modello che i cittadini vogliono per il futuro della regione. Il nostro (collaborazione pubblico-privata, sussidiarietà, sviluppo delle infrastrutture) o quello di Majorino e dei 5 Stelle, che dicono “no infrastrutture e termovalorizzatori spenti”?".

E ancora per la candidata di Azione/Italia Viva Letizia Moratti, per la quale arrivano sul tema delle liste d'attesa. Il presidente uscente promette che proseguirà con "l'abbattimento delle liste d'attese negli ospedali" e chiarisce di essere stato lui a dire a Moratti: "Facciamo un intervento per abbattere le liste d’attesa". Ho messo a disposizione 100 milioni e ho detto che, se le cose fossero funzionate, avremmo potuto trovare altre risorse".

E infine: "Il problema è che la sperimentazione portata avanti da Moratti da gennaio a novembre mi pare non abbia dato grandi risultati. Se c’è un parziale insuccesso è il suo".

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