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Errori e litigi da maggio a gennaio: cronologia dello scontro tra Iss e Regione Lombardia

L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un documento in cui replica alle critiche del governatore lombardo Fontana e ricostruisce la cronologia e i fatti relativi allo scontro sugli errori nella raccolta e catalogazione dei dati che avrebbero portato alla zona rossa “per sbaglio” in Lombardia. Ecco cosa sarebbe successo da maggio a gennaio.
A cura di Simone Gorla
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In una comunicazione ufficiale con cui ha replicato alle parole del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha criticato l'algoritmo di calcolo dell'indice Rt, l'Istituto Superiore di Sanità riporta la cronologia e tutti i fatti relativi alla querelle sugli errori nella diffusione dei dati tra Milano e Roma. Ecco quindi cosa sarebbe successo, secondo la ricostruzione dell'Iss.

Cosa è successo tra Lombardia e Iss: la cronologia dei fatti

Da maggio fino al 20 gennaio la Lombardia ha segnalato una grande quantità di casi, un numero molto più alto rispetto a quello delle altre regioni, con una data di inizio sintomi a cui non ha associato uno stato clinico e che pertanto si è continuato a considerare inizialmente sintomatici. Inoltre nell’ultimo periodo ha classificato un gran numero di questi come guariti senza uno stato clinico sintomatico riportato. Un problema già segnalato nei giorni scorsi e riconosciuto dallo stesso assessorato lombardo al Welfare, che però nega ci sia stato un effetto sul calcolo dell'indice Rt.

L'anomalia segnalata dal 29 maggio

A partire dal 29 maggio la Regione Lombardia ha ricevuto settimanalmente il “Report di qualità e completezza dei dati” in cui è stata segnalata da Iss una anomalia relativa alla presenza di un numero elevato di casi incongruenti ovvero in cui era segnalata una data inizio sintomi ma erano dichiarati nello stato clinico come “asintomatici” o con presenza di una sola “guarigione” o “decesso”.

La mail del 7 gennaio e la richiesta di correzioni

Il 7 gennaio in una mail gli epidemiologi dell’Iss chiedono ai tecnici di Lombardia di verificare i loro dati, segnalando l’anomalia rispetto a tutte le altre Regioni e chiedono di verificare la completezza dei campi relativi allo stato clinico. "La richiesta è stata fatta in ragione del fatto che alle Regioni spetta il compito della verifica dei dati e la della loro congruità poiché sulla loro solidità si basa l’attendibilità della stima dell’Rt elaborata dall’Iss", spiega l'ente.

I dati comunicati il 13 gennaio e la zona rossa

Lo scontro divampa la settimana del 13 gennaio quando in seguito ai report viene attribuito alla Lombardia un Rt di 1,4 che manda in zona rossa la Regione. Da più parti però viene segnalato che qualcosa non torna. Fontana stesso parla di "una punizione che non meritiamo" e i dati degli ospedali non sembrano coerenti con un lockdown.

Il problema della mancata compilazione dello ‘stato clinico'

Il 19 gennaio nel corso di una riunione tecnica richiesta dalla Regione Lombardia, spiega sempre l'Iss, "viene segnalata l’ipotesi che in particolare la mancata compilazione della voce relativa allo stato clinico potrebbe essere alla base della distorsione dell'Rt". Successivamente la Lombardia richiede all’Istituto "che venga eseguito un calcolo dell’indice RT Sintomi recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti”.

La correzione del 20 gennaio e la zona arancione

La situazione si sblocca il 20 gennaio quando la Lombardia invia l’aggiornamento del suo database con una rettifica dei dati pregressi. Cambia il numero di casi in cui viene riportata una data inizio sintomi e, tra quelli con una data di inizio sintomi, la compilazione del campo “stato clinico”. I cambiamenti riducono il numero di casi che hanno i criteri per essere classificati come sintomatici e che quindi sono inclusi nel calcolo dell’Rt basato sulla data inizio sintomi dei soli casi sintomatici. L'effetto è che la Lombardia torna in zona arancione. Ma intanto inizia la feroce polemica politica e la protesta dei commercianti e degli imprenditori che hanno dovuto chiudere per una settimana "per sbaglio".

La replica di Palazzo Lombardia: I nostri report sempre considerati validi

La replica è arrivata in serata in un comunicato di Palazzo Lombardia. "Dal mese di maggio Regione Lombardia ha inviato 35 report e l'Iss ha sempre considerato la completezza dei dati superiore alla soglia di validità, ad eccezione di quelli del 12 ottobre. Nella settimana sotto osservazione che ha portato la Lombardia in zona rossa – spiega la Nota della Regione – la percentuale di validità era dell'80 per cento. Quindi la qualità dei nostri dati è sempre stata considerata affidabile".

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