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Errore dell’ostetrica durante il parto, danni permanenti al neonato: dovrà risarcire mezzo milione

Un’errata valutazione della frequenza cardiaca del feto in sofferenza, segnata invece come “rassicurante”: per questo un’ostetrica dell’ospedale di Chiari (Brescia) è stata condannata a risarcire di mezzo milione di euro l’azienda sanitaria. “Il danno si poteva evitare”
A cura di Francesca Del Boca
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Un errore di valutazione durante il parto, e il piccolo nasce con danni permanenti. I giudici della sezione giurisdizionale per la Regione Lombardia della Corte dei Conti hanno così riconosciuto la responsabilità sanitaria per colpa grave nei confronti di un’ostetrica dell’Asst Franciacorta, condannandola a risarcire l’azienda sociosanitaria con 500mila euro. I genitori, invece, hanno ottenuto un indennizzo di 1,6 milioni di euro.

A riportare il caso, avvenuto nel 2015 all'ospedale di Chiari (Brescia), è l'edizione bresciana del Corriere della Sera. La donna, secondo i giudici, avrebbe sbagliato ad interpretare il monitoraggio della frequenza cardiaca: durante il parto il bambino sarebbe infatti rimasto a lungo tempo senza ossigeno, fino a rimanere colpito da una paralisi celebrale che gli avrebbe causato gravi danni irreversibili. 

Mezzo milione di euro come risarcimento all'ospedale

Dopo la querela contro l'ospedale da parte della famiglia del bimbo – e il conseguente accordo con l’Asst Franciacorta dell'indennizzo di 1,6 milioni di euro per i genitori – arriva adesso la sentenza della Corte dei Conti, che obbliga l'ostetrica a risarcire a sua volta l'azienda ospedaliera con mezzo milione di euro.

La professionista, in pratica, dovrà restituire il 30 per cento di quanto la stessa azienda sanitaria ha pagato come risarcimento alla famiglia: quasi un terzo dunque di quel milione e mezzo abbondante di euro consegnati ai genitori del piccolo (per la precisione 1.659.434 euro), corrispondenti al risarcimento del danno biologico (1.550.000 euro) e delle spese legali (109.434 euro).

"Il danno si poteva evitare"

"Cardiotocografia rassicurante", aveva segnato la donna sulla cartella clinica per ben tre volte, durante il parto. Ma il tracciato del battito cardiaco del piccolo, secondo tutte le perizie, presentava evidenti caratteristiche preoccupanti. Il feto, insomma, era in forte sofferenza. 

"L'ostetrica, errando in modo macroscopico nella lettura del tracciato ctg definito chiaro da tutti i consulenti, non si è accorta del peggioramento delle condizioni del feto e ha omesso di avvertire la ginecologa, come previsto dal protocollo e dalle normativa sanitaria”, si legge quindi nelle parole della sentenza.

Il danno, insomma, si sarebbe potuto evitare se ci fosse deciso per un parto cesareo entro le 23:45. Ma solo a quell’ora l’ostetrica ha richiesto l’intervento, senza urgenza, della ginecologa. "Una condotta che costituisce indubbiamente omissioni gravemente colpose, dalle quali è derivato il danno permanente al nascituro”.

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