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Era un padre di famiglia l’operaio morto sul lavoro ieri a Torbole: è l’ottava vittima in un mese

Si chiamava Vasile Necoara l’uomo morto ieri sul lavoro in una fonderia di Torbole Casaglia, in provincia di Brescia. L’uomo, 54enne sposato e padre di due figli, stava lavorando a 10 metri di altezza quando è precipitato per cause da accertare, morendo sul colpo. È l’ottava vittima sul lavoro in un mese in Lombardia: lunedì sera è stato proclamato uno sciopero.
A cura di Francesco Loiacono
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Vasile Necoara (Facebook)
Vasile Necoara (Facebook)

Stava effettuando dei lavori di manutenzione a oltre 10 metri di altezza: Vasile Necoara, operaio esperto che stava lavorando per conto di una ditta esterna nella Fonderia di Torbole a Torbole Casaglia, in provincia di Brescia, è precipitato per cause da accertare ed è morto sul colpo a causa dei traumi riportati nella caduta. Il decesso di ieri è l'ottavo sul lavoro in Lombardia nel solo mese di maggio, il 32esimo dall'inizio dell'anno: la notizia della morte di Vasile è arrivata proprio mentre i sindacati Cgil, Cisl e Uil erano in presidio sotto la sede della Regione per chiedere maggiore sicurezza e fermare "la strage nei luoghi di lavoro".

La vittima era sposata e aveva due figli

Un destino triste quello di Vasile, così come di tutte le altre vittime morte mentre stavano lavorando. L'uomo, di origini romene, aveva 54 anni ed era sposato e padre di due ragazzi. Lavorava per la ditta Cospec di Travagliato, attiva nel settore delle costruzioni e ristrutturazioni edili, e abitava da tanti anni a Castelcovati, dove era conosciuto e stimato. Mentre proseguono le indagini sulla morte dell'operaio, affidate alla procura di Brescia, i sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato per lunedì sera uno sciopero di 24 ore per "riaffermare la necessità di fare sforzi sempre più concreti e urgenti a tutela della sicurezza dei lavoratori". Ieri il segretario generale Cgil Lombardia, Alessandro Pagano, aveva detto: "Serve volontà politica per garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Le risorse ci sono, le dichiarazioni anche, ma i ritardi si accumulano e continuiamo a contare i morti". "Gli infortuni sul lavoro non sono fatalità ma hanno responsabilità precise – ha aggiunto Pagano -. Le persone devono poter andare al lavoro sapendo che è tutto in ordine e organizzato per impedire qualsiasi tipo di infortunio".

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