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Ecco il vero volto di Sant’Ambrogio: l’indagine sul dna del santo in stile CSI

Uno studio sullo scheletro di Sant’Ambrogio e su quello dei martiri Gervasio e Protasio ha svelato particolari nuovi e interessanti e confermato alcune ipotesi sulla vita e sulla fisionomia dei santi. Quello che rimane di Ambrogio, il santo protettore di Milano, cioè parti del suo scheletro, è stato studiato con le più moderne tecnologie della scienza e della medicina. Ricerche approfondite, svolte da un’equipe dell’Università Statale di Milano e coordinate dalla professoressa Cristina Cattaneo, che hanno confermato molte informazioni che già conoscevamo sulla vita e sulla fisionomia del santo e svelato altri importanti dettagli.
A cura di Enrico Tata
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Basilica di Sant'Ambrogio, Milano, Mosaico del sacello di San Vittore in Ciel d'oro, Sant'Ambrogio, 378 circa, il ritratto del vescovo
Basilica di Sant'Ambrogio, Milano, Mosaico del sacello di San Vittore in Ciel d'oro, Sant'Ambrogio, 378 circa, il ritratto del vescovo

Un'indagine scientifica che si fonde con storia e religione, un caso che sembra come quelli risolti dai detective delle serie tv, ma il cadavere in questione, questa volta, è di un uomo vissuto e morto milleseicento anni fa. Quello che rimane di Ambrogio, il santo protettore di Milano, cioè parti del suo scheletro, è stato studiato con le più moderne tecnologie della scienza e della medicina. Ricerche approfondite, svolte da un'equipe dell'Università Statale di Milano e coordinate dalla professoressa Cristina Cattaneo, che hanno confermato molte informazioni che già conoscevamo sulla vita e sulla fisionomia del santo e svelato altri importanti dettagli. In primo luogo Sant'Ambroeus era proprio come è stato raffigurato nel sacello di San Vittore in ciel d'oro (in foto), la cappella paleocristiana presente all'interno della basilica che porta il nome del santo. Ambrogio, che quando è morto doveva avere circa 60 anni ed era alto un metro e settanta, aveva uno sguardo asimmetrico, dovuto alle orbite non in asse a causa di un evento probabilmente traumatico e aveva una grave frattura alla spalla che gli causava molto dolore e difficoltà nel camminare, come lui stesso scriveva nelle lettere inviate alla sorella Marcellina.

La professoressa Cattaneo, anatomopatologa che si è occupata anche del caso di Yara Gambirasio, ha studiato anche le ossa dei martiri Gervasio e Protasio, venerati come santi perché torturati per la loro fede. Dai rilievi effettuati dagli scienziati del Centro LabAnOf dell'Università Statale di Milano sono arrivate conferme sull'effettivo martirio dei santi. I due fratelli, figli di San Vitale e Santa Valeria, erano due ragazzi che avevano intrapreso la carriera militare e che sono morti da giovani, 23 e 27 anni, a causa delle torture a loro inferte. A testimonianza di questo e di un lungo periodo passato in prigione, sono state evidenziate lesioni alla caviglia. Erano fratelli perché gli scheletri, spiega la professoressa Cattaneo, "presentano un forte legame di consanguineità", ed erano alti circa un metro e 80. Uno presenta segni di decapitazione, l'altro lesioni da difesa al costato ed entrambi avevano avuto la tubercolosi.

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