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Due aggressioni in ospedale, feriti una dottoressa e un infermiere: è allarme nel Mantovano

Solo due settimane fa, una dottoressa a Mantova era stata presa a bastonate. E ancora continue aggressioni e minacce ai danni del personale sanitario. La Regione intanto pensa a videocamere di sorveglianza e guardie in Pronto soccorso.
A cura di Francesca Del Boca
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Immagine di repertorio
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Pazienti esagitati o schiavi di dipendenze, la cui violenza è impossibile da contenere. È accaduto ancora, tra le corsie degli ospedali lombardi: un infermiere del pronto soccorso dell'ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere (Mantova) è stato aggredito e picchiato da un paziente la sera di Ferragosto.

Mentre l'infermiere gli stava facendo l'elettrocardiogramma, l'uomo lo ha colpito improvvisamente in pieno volto. Due pugni secchi, che l'hanno steso a terra. Verrà sottoposto oggi a un intervento chirurgico maxillo-facciale: il naso e le orbite sono devastati dalla forza del colpo.

Allarme sicurezza negli ospedali

Non è certo la prima volta. Negli ultimi mesi, in zona, si sono verificati diversi episodi di aggressioni contro il personale sanitario degli ospedali – e in particolare del Pronto soccorso. 

Questa infatti è la seconda aggressione al personale medico e paramedico di un ospedale mantovano, nel giro di sole due settimane. Il primo episodio è avvenuto lo scorso 30 luglio all'ospedale Poma di Mantova, dove una paziente aveva preso a bastonate una dottoressa: pretendeva di essere ricoverata in Psichiatria, pur non avendone bisogno, e di fronte al rifiuto della dottoressa ha iniziato a picchiarla selvaggiamente.

E dire che la stessa dottoressa nell'aprile scorso, sempre durante il suo turno in pronto soccorso, era stata già colpita da un pugno in faccia. Responsabile ancora un paziente su tutte le furie perché, a suo dire, mentre attendeva in sala d'aspetto la visita gli erano state rubate le ciabatte. Anche in quell'occasione l'aggressore era stato denunciato.

"So dove lavori, ti aspetto fuori con l'acido"

Negli ultimi mesi si contano poi almeno altri due tentativi di aggressione a due dottoresse in servizio durante il turno di notte. In entrambi i casi è stato richiesto l’intervento dei carabinieri: in uno perché tre individui continuavano a dare pugni alla porta d’ingresso dell’ambulatorio pretendendo di entrare, nonostante la ricetta medica richiesta fosse stata lasciata all’ingresso. Nell’altro, una dottoressa ha ricevuto gravi minacce: "So dove lavori, ti aspetto fuori con l’acido".

L'intervento della Regione

Una situazione ormai insostenibile. Per questo, da tempo, molti direttori sanitari invocano un intervento dall'alto da parte della Regione. E la Regione scende in campo pensando a guardie giurate in corsia, videosorveglianza in Pronto soccorso e sulle ambulanze: il 64 per cento degli infermieri e dei rianimatori dell’Areu lamenta infatti di aver subito almeno un episodio di violenza durante il proprio lavoro.

"La tutela di chi lavora negli ospedali lombardi è al centro della nostra azione", ha dichiarato in merito la vicepresidente e assessora al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti. "Negli ultimi anni il numero delle aggressioni ai lavoratori è aumentato. La risposta della Regione deve essere ferma, decisa e immediata. Se il caso lo richiederà, attiveremo al più presto specifici servizi a tutela di chi quotidianamente con grande sacrificio e professionalità si occupa della salute dei cittadini".

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