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Dal “bunga bunga” con Nicole Minetti alla bancarotta con Lele Mora: i guai giudiziari di Emilio Fede

Il processo Ruby bis per il “bunga bunga” e i falsi fotomontaggi hot per ricattare i dirigenti Mediaset dopo il licenziamento da direttore del Tg4. Le accuse e le condanne che hanno visto protagonista Emilio Fede, conduttore tv morto oggi a 94 anni.
A cura di Francesca Del Boca
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Gli allori del giornalismo televisivo, l'amicizia strettissima con Silvio Berlusconi e i tempi d'oro dell'impero del Cavaliere. Ma la lunga storia di Emilio Fede, morto oggi a 94 anni, ha conosciuto anche tanti momenti bui. Accuse, gogne mediatiche, processi, condanne. La vicenda più nota? Quella che riguarda il celebre scandalo politico e sessuale Rubygate, dove si trova coinvolto per induzione e favoreggiamento della prostituzione. 

Lo scandalo Rubygate

Nicole Minetti in Consiglio Regionale della Lombardia
Nicole Minetti in Consiglio Regionale della Lombardia

Il caso esplode nel 2010, quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi telefona alla Questura di Milano per ottenere il rilascio della minorenne marocchina Karima El Mahroug (detta "Ruby Rubacuori"), fermata per furto, chiedendo di affidarla alla consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti. Dalle successive indagini della Procura di Milano emergerà che, nella residenza di Arcore del Cavaliere, si sarebbero svolti in più occasioni dei "festini a luci rosse", a cui avrebbero partecipato diverse ragazze dello spettacolo e, appunto, l'allora minorenne Ruby, che durante il cosiddetto "bunga bunga" avrebbe fornito prestazioni sessuali in cambio di denaro e favori.

Nel gennaio 2011, nell'ambito del filone processuale "Ruby bis", finiscono sotto inchiesta anche l'agente delle star Lele Mora, Nicole Minetti e appunto Emilio Fede, storico sodale di Berlusconi, con le accuse di induzione e favoreggiamento della prostituzione: secondo l'accusa, sarebbe stato colpevole di aver reclutato giovani donne da portare alle serate di Arcore, contribuendo a "introdurle nel giro" per compiacere il presidente del Consiglio. Rinviato a giudizio a novembre, lo storico direttore del Tg4 viene condannato in primo grado a 7 anni di reclusione, poi ridotti in Cassazione a 4 anni e 7 mesi (quando viene assolto dall'accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile).

Il risarcimento ad Ambra Battilana: "Mi ha adescato e portata ad Arcore"

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Fede, inoltre, è stato costretto risarcire personalmente con 25mila euro l'ex Miss Piemonte Ambra Battilana, parte civile al processo Ruby insieme a Chiara Danese, per averla “adescata” dopo un falso provino televisivo e condotta a una delle serate di Villa San Martino come mero "oggetto sessuale". "L'avevo conosciuto durante un provino come meteorina, per me era praticamente un estraneo", aveva raccontato la donna nel 2023 a Fanpage.it. "Il giorno successivo, però, pensò fosse comunque appropriato condurmi a mia insaputa a un party con donne dello spettacolo nude. Ero giovanissima, piena di aspettative… i miei sogni vennero distrutti quella notte".

L'accusa di bancarotta fraudolenta con Lele Mora

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Il nome di Lele Mora, in ogni caso, torna presto a ripresentarsi nella complicata storia giudiziaria di Emilio Fede. I giudici del Tribunale di Milano, nel giugno del 2017, condannano infatti il direttore tv a tre anni e mezzo di carcere per concorso in bancarotta nell'ambito della vicenda legata al fallimento della società di Lele Mora: secondo la Procura, l'agente dei vip aveva dirottato a Fede il milione di euro e mezzo che Berlusconi aveva stanziato appositamente per salvare la società dell'ex talent scout. 

Per aver ricevuto del denaro di Silvio Berlusconi da Lele Mora nel 2011, ed essendo l'ingente somma "distratta dal fallimento e divisa con Fede, ma anche trattenuta da Mora", fu condannato in primo grado nel giugno del 2017 a tre anni e mezzo per concorso in bancarotta fraudolenta. Nel maggio 2018 la Corte di Appello di Milano annullò però la sentenza di primo grado, ritenendo che i soldi ricevuti fossero versati "come corrispettivo per la sua intercessione" e, quindi, il fatto fosse penalmente irrilevante. "Quel milione era il mio compenso per aver aiutato Mora a ottenere contatti e spazi in tv, non ho mai preso soldi illeciti", aveva sempre dichiarato Fede, proclamandosi innocente.

"Non sapevo che le sue condizioni di salute si fossero aggravate. Dopo i problemi giudiziari ho preferito smettere di sentirlo", ha dichiarato intanto oggi lo stesso Mora a Fanpage.it. "Volevo tutelarlo ed evitare di creargli problemi. Purtroppo c’è stato un brutto episodio legato ai soldi, che avevamo risolto. Ma io ricordo solo cose belle e dimentico quelle brutte, è andato contro tutto pur di difendere il nostro grande presidente. Abbiamo avuto un piccolo problema giudiziario, non cambia nulla".

I falsi fotomontaggi hot per ricattare i dirigenti Mediaset

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Ma non è finita qui. Emilio Fede viene condannato anche a due anni di reclusione per aver commissionato e fatto circolare delle fotografie ritoccate a contenuto sessuale per ricattare i dirigenti Mediaset dopo il suo allontanamento dal Tg4, avvenuto nel 2012. La condanna arriva nel 2021: stando a quanto sostenuto dai pm, poi confermato in Cassazione, il celebre giornalista avrebbe fatto confezionare alcuni fotomontaggi hot dal suo ex personal trainer Gaetano Ferri con l'intento di colpire chi lo ostacolava dopo il licenziamento da direttore del Tg4 e ottenere così dei vantaggi.

Stando a quanto ricostruito dal pm davanti al giudice della sesta sezione penale Alberto Carboni, il conduttore tv fece infatti assemblare immagini “che potevano distruggere la carriera di Crippa” e poi, attraverso una serie di “pressioni e minacce”, avrebbe costretto proprio “Crippa, Confalonieri ma anche lo stesso Silvio Berlusconi” a fargli ottenere “una buonuscita di 820mila euro e un contratto di collaborazione di tre anni”.

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