Cosa sappiamo dell’agguato all’ultrà del Milan Luca Guerrini: gli affari con Lucci e la scalata nella Curva Sud

Nel bagagliaio della sua Audi Q3 aveva proprio uno striscione e la bandiera ufficiale della Curva Sud. "Non capisco chi possa avercela con me", ha spiegato Luca Guerrini, ultrà del Milan vittima di un vero e proprio agguato avvenuto nel pomeriggio di giovedì 8 maggio in via degli Imbriani a Milano, quando due sconosciuti a bordo di uno scooter hanno aperto il fuoco contro la sua auto, in pieno giorno.
I due sul motorino Honda, entrambi con giubbotti scuri e caschi integrali, hanno perso le loro tracce dopo che il passeggero è sceso dal mezzo. Prima, sparano tre colpi con una pistola scacciacani modificata, colpendo il parabrezza e la portiera lato guida dell’Audi Q3 in leasing, mentre un terzo proiettile viene ritrovato a terra.
“Sono uscito dal negozio per andare a pranzo e ho notato una moto nera con due persone che mi ha seguito per un po’. Al semaforo di via Imbriani, mentre ero in sosta per il rosso e guardavo il telefono, mi hanno affiancato e puntato la pistola al finestrino. Mi sono buttato sul lato passeggero per scappare a piedi e ho sentito le esplosioni”, è stato il racconto fatto in Questura da Guerrini, fuggito prima nella sua casa di Lambrate e poi ritornato in via Imbriani su suggerimento della madre che, nel mentre, era stata contattata dai poliziotti risaliti a lei grazie alla targa dell'auto. "Ma è stato uno scambio di persona, davvero non me lo so spiegare. In quel momento avevo paura, non ricordo molto. So solo che mi hanno seguito".
Una versione che però non convince gli inquirenti, sempre più convinti che il motivo della sparatoria sia da ricercare negli ambienti del tifo organizzato di San Siro, gli stessi finiti sotto la lente della Procura di Milano nella maxi inchiesta Doppia Curva. Luca Guerrini, nato e cresciuto a Milano, 28enne del gruppo "Ultras Giambellino", (non indagato) è infatti recentemente entrato nel direttivo del secondo anello blu milanista proprio dopo gli arresti che a fine settembre hanno azzerato i direttivi delle curve e dopo la fine del suo daspo per lo striscione intimidatorio esposto sotto casa del terzino dell'Inter Federico Dimarco dopo il derby di Champions League del 19 maggio 2023.
Una scalata rapidissima, da titolare (con l'ex capo ultrà rossonero Luca Lucci) di “Italian Ink”, il franchising di barberie e tatuaggi che era diventata la nuova cassaforte del “Joker”, che a qualcuno probabilmente non andava giù. Un personaggio scomodo, insomma, da eliminare in un momento di "vuoto di potere" all'interno della Sud, lasciato proprio dal suo socio Lucci (in carcere per le accuse di associazione a delinquere, traffico internazionale di droga e tentato omicidio del tifoso Enzo Anghinelli nel 2019) e dall'amico fraterno Alessandro “Shrek” Sticco, tra i più importanti esponenti della Sud.
Guerrini, del resto, appare nelle carte dei magistrati milanesi come uno dei 27 ultras identificati dalla Digos al termine del match di Champions League Milan — Dinamo Zagabria del 14 settembre 2022, dove circa 200 tifosi rossoneri avevano fronteggiato i supporter della squadra avversaria con spranghe e bottiglie. "Ma io sono solo un tifoso, non ho ruoli dirigenziali in Curva e non ho problemi con nessuno", ha dichiarato intanto Guerrini agli agenti della Squadra Mobile, persuasi che l'attentato sia in realtà solo l'ultimo capitolo delle guerre fratricide in corso dentro e fuori dallo stadio Meazza. "Con i Lucci ho avuto a che fare solo per le trasferte, sono socio di Luca ma è stata mia l'idea di aprire il negozio. Vado alle partite, ma nulla più", le sue parole, nonostante sia stato fermato con i "sigilli del potere" in macchina, tra il bandierone rossonero e uno striscione.