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Con la gonna in classe, gli alunni del liceo classico Zucchi di Monza: “Liberi di essere chi si è”

L’intento è quello di “manifestare il desiderio di vivere in un luogo in cui sentirsi liberi di essere ciò che si è, e di non essere definiti dai vestiti che si indossano”. E così, gli alunni dell’ultimo anno del liceo classico Zucchi di Monza hanno dato il là all’iniziativa in solidarietà delle compagne, il cui corpo viene costantemente sessualizzato, recandosi a scuola con la gonna. Il messaggio di solidarietà è rivolto anche a tutti i compagni che vengono scherniti per il loro modo di vestirsi.
A cura di Filippo M. Capra
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Gli alunni del liceo classico Zucchi
Gli alunni del liceo classico Zucchi

Nel liceo classico Zucchi di Monza, oggi, nemmeno gli uomini vestono il pantalone. Perché i ragazzi, in solidarietà delle compagne e contro la sessualizzazione del corpo femminile, per il secondo anno di fila hanno deciso di andare a scuola con la gonna. L'iniziativa, rinominata "Zucchigonna", è stata ideata dagli alunni dell'ultimo anno che hanno ripreso eventi simili organizzati in Paesi esteri.

Vestono la gonna in solidarietà alle compagne: Liberi di essere chi si è

L'intento, come spiegato direttamente dai ragazzi sui social, è quello di "manifestare il desiderio di vivere in un luogo in cui sentirsi liberi di essere ciò che si è, e di non essere definiti dai vestiti che si indossano". Gli studenti del liceo classico Zucchi hanno aggiunto che le gonne, indumento tipicamente indossato dalle ragazze, finisce "spesso al centro di scambi di idee riguardo al loro essere appropriate rispetto al contesto". Al contrario, se un ragazzo indossa una gonna, "la cosa è spesso considerata riprovevole, poiché considerato abbigliamento “poco mascolino” e “da donna”. A tal proposito, la dirigente scolastica dell'Istituto Zucchi, la dottoressa Rosaria Caterina Natalizi Baldi, ha commentato a Fanpage.it l'iniziativa, dicendo che "gli studenti e le studentesse stanno difendendo uno sguardo “pulito” sulla donna, dotata di intelligenza e cuore, anche di una fisicità , che ne palesa la differenza e non la subalternità". Nelle parole riportate dal Corriere della sera, invece, la preside ha detto che "la vera lotta, secondo me, è per esempio rivolgersi alle compagne guardando al loro volto, alla loro intelligenza, alla loro sensibilità. Sempre.".

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