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Case popolari, Regione Lombardia fa dietrofront: tolto requisito “discriminatorio” per gli stranieri

Regione Lombardia con una delibera di giunta ha dato esecuzione all’ordinanza del tribunale di Milano dello scorso 27 luglio con cui il giudice aveva dichiarato “discriminatorio” il regolamento di Regione nella parte in cui richiedeva solo agli stranieri di presentare un certificato in cui dimostravano di non avere redditi nel Paese d’origine. La questione aveva creato tensioni tra Comune e Regione.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Non sarà più necessario dimostrare di non avere redditi nel paese d'origine per gli stranieri che in Lombardia fanno domanda per una casa popolare. Lo ha deciso la Giunta regionale cambiando le regole per l'assegnazione degli alloggi popolari che solo qualche giorno fa era costato alla Regione un ultimatum da parte del Comune di Milano.

Alla base di questo cambio di rotta però non ci sarebbe nulla di politico: la giunta ha dato esecuzione con una delibera del 13 ottobre, come si legge in una nota dell'associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), all'ordinanza del tribunale di Milano dello scorso 27 luglio con cui il giudice aveva dichiarato "discriminatorio il regolamento delle Regione nella parte in cui richiedeva per l'accesso agli alloggi il requisito della residenza quinquennale in Lombardia di documentare l’assenza di diritti di proprietà all’estero con modalità diverse da quelle che vengono richieste al cittadino italiano ". Un requisito non facile da dimostrare per il cittadino straniero che non fa ritorno nella sua città Natale da anni dove per di più, nella maggior parte dei casi, manca un vero sistema catastale.

Sboccate le assegnazioni ferme da sette mesi

La sentenza del Tribunale prima e la decisione della giunta regionale dopo annullano, dunque, l'aspetto discriminatorio della domanda ma resta l'obbligo, sia per gli italiani che per gli stranieri, di denunciare, anche in sede Isee, le eventuali proprietà all'estero e il diritto e dovere della Agenzia delle Entrate di fare tutte le verifiche del caso. Ad anticipare i tempi era stato il Comune di Milano che lo scorso primo ottobre davanti alla possibilità che la Regione facesse e vincesse l'appello contro la sentenza del Tribunale aveva già fatto sapere che avrebbero ugualmente applicato l'ordinanza ed eliminato il certificato discriminatorio. E che "se entro il 31 ottobre Palazzo Lombardia non rivedrà le norme per l’assegnazione degli alloggi popolari Palazzo Marino procederà con un nuovo bando per immettere nuova domanda ed evitare di rimanere bloccati dalle strettoie che la normativa regionale sta comportando". Un ultimatum che ora dopo le ultime modifiche di Regione cade. Risultato: si sono sbloccate le assegnazioni per le case popolari ferme ormai da 7 mesi.

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