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Buccinasco, l’ex boss di ‘ndrangheta Rocco Papalia fa causa al Comune per un cortile

Rocco Papalia, considerato in passato uno dei boss della ‘ndrangheta al Nord, ha fatto causa al Comune di Buccinasco, dove risiede, per l’utilizzo di un cortile nella palazzina di famiglia in parte confiscata dallo Stato e data in uso al Comune. “Invece di chiedere scusa e di pentirsi ha fatto causa civile al comune e a me”, ha detto il sindaco Rino Pruiti, secondo cui il cortile è solo un pretesto: “Lo scopo è continuare la sfida allo Stato e contrastare l’azione culturale e sociale che in quel luogo stiamo svolgendo dal 2015”.
A cura di Francesco Loiacono
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Quattro metri quadrati di un cortile cementato. L'utilizzo di questo spazio è al centro di una causa civile che Rocco Papalia, vecchio boss della ‘ndrangheta di Buccinasco tornato a maggio del 2017 nel paese dell'hinterland di Milano dopo aver scontato 25 anni di carcere per associazione a delinquere, omicidio, sequestri e reati legati a droga e armi, ha intentato al Comune guidato dal sindaco Rino Pruiti. È stato proprio il primo cittadino a dare notizia della causa, la cui prima udienza è fissata per il prossimo 15 novembre. "La giunta ha subito nominato un legale e ci opporremo con qualsiasi mezzo lecito a questa richiesta indecente – ha scritto il sindaco, che ha incassato la piena collaborazione dell’Agenzia per i beni confiscati del Nord Italia, tramite il suo presidente Roberto Giarola, e in giornata informerà della vicenda la prefettura di Milano e il ministero degli Interni. Pruiti ha poi rivolto un appello alla cittadinanza: "Chiedo a tutta la città di sostenere le iniziative che la mia amministrazione metterà in campo".

Parte della palazzina del vecchio boss è stata confiscata dallo Stato

Dopo aver scontato la sua condanna, Papalia era stato di nuovo allontanato da Buccinasco: il Tribunale di Sorveglianza, infatti, a causa di alcune violazioni alle prescrizioni del regime di libertà vigilata a cui era sottoposto, aveva deciso di mandarlo in una "casa lavoro" in Abruzzo. Adesso però il vecchio boss, che la Corte d'appello di Milano prima e la Cassazione poi hanno ritenuto non più socialmente pericoloso, revocandogli la misura di sicurezza della sorveglianza speciale, è tornato nella sua casa in via Nearco. Parte della palazzina – due appartamenti, box e una taverna – sono stati confiscati dallo Stato alla famiglia di Papalia: il Comune di Buccinasco li ha destinati da anni a un progetto per minori, ragazzini che come ha sottolineato il sindaco sono vicini di casa dell'ex boss, "separati da un solo piccolo cancelletto in ferro", "il confine fisico che ci separa da loro".

Invece di chiedere scusa ha fatto causa: vuole continuare la sfida allo Stato

"Papalia non si è mai pentito e non ha mai chiesto scusa a una città e a un territorio profondamente feriti dalla presenza della mafia che qui si chiama ‘ndrangheta", attacca il sindaco. "Invece di chiedere scusa e di pentirsi, invece di chiedere il perdono ai parenti delle sue vittime, appena tornato, una volta riaperti i tribunali dopo la pandemia, ha fatto causa civile al comune di Buccinasco e a me, perché vuole l’uso del cortile dove ci sono i box confiscati dallo Stato e dati in uso al Comune". Secondo Pruiti il cortiletto è solo un pretesto: "Lui e la sua signora non se ne farebbero nulla di questi 4 metri quadrati di cortile cementato, non si può sostare lì né fare nessuna attività condominiale". Per il sindaco lo scopo è un altro: "Continuare la sfida allo Stato e contrastare l’azione culturale e sociale che in quel luogo stiamo svolgendo dal 2015. Vogliono cancellare quel confine che è costato tanto sangue e dolore e fatica di persone oneste". Da qui la sua indignazione per la causa civile intentata e la richiesta di solidarietà e vicinanza a tutta la cittadinanza.

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