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Blue Whale, ragazza condannata a un anno e mezzo di carcere: ha istigato una minorenne a ferirsi

Una ragazza di 25 anni è stata condannata ad un anno e mezzo di carcere perché riconosciuta colpevole di atti persecutori e violenza privata aggravata dopo aver vestito i panni di “curatore” nella sfida della Blue Whale Challenge. L’allora 23enne aveva convinto una ragazzina di 14 anni a provocarsi delle lesioni e a mandarle delle foto.
A cura di Filippo M. Capra
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Una ragazza di 25 anni è stata condannata a un anno e mezzo di carcere, con pena sospesa e non menzione, dal Tribunale di Milano per atti persecutori e violenza privata aggravata nell'ambito del processo relativo al ferimento di una minorenne avvenuto durante l'esperimento della Blue Whale Challenge.

Blue Whale, ragazza condannata a un anno e mezzo di carcere

Secondo quanto appurato dai giudici, la ragazza ha vestito i panni del cosiddetto "curatore" soggiogando la minorenne, residente a Palermo, e convincendola a procurarsi ferite tramite tagli sulle braccia. Dopo essersi ferita, la ragazzina aveva inviato le foto delle lesioni alla 25enne. La sentenza di condanna è stata decisa dal giudice monocratico della nona sezione penale Angela Martone.

La ragazza ha indotto una 14enne ad atti di autolesionismo

Al momento del rinvio a giudizio, la condannata aveva 23 anni, mentre la sua vittima 14. Secondo quanto ricostruito, la ragazza ritenuta responsabile di atti persecutori e violenza privata aggravata nei confronti della minorenne, ha spinto quest'ultima a ferirsi attraverso il web. Quella di oggi è la prima sentenza dell'unico caso sinora accertato di violenza causata dalla challenge Blue Whale, ovvero una sorta di sfida di coraggio basata su 50 prove che possono arrivare fino al suicidio. A proporre tali sfide i cosiddetti "curatori". La reale esistenza di questa sfida non è mai stata comprovata in quanto, in diverse altre occasioni, era stato appurato come diversi ragazzi si fossero fatti del male da soli senza parteciparvi. La condannata era stata iscritta al registro degli indagati nel 2017.

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