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Blue Whale, ragazza condannata a 18 mesi, il giudice: “Challenge fenomeno sociale spontaneo”

La cosiddetta Blue Whale Challenge “non pare avere i connotati di una stabile associazione di persone realmente esistente, ma sembra piuttosto atteggiarsi quale fenomeno sociale spontaneo sviluppatosi per emulazione”. Lo scrive la giudice Angela Martone nelle motivazioni della condanna a 18 mesi di reclusione di una 25enne che ha indotto una ragazzina si 12 a tagliarsi le braccia.
A cura di Filippo M. Capra
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La cosiddetta Blue Whale Challenge, una sorta di sfida promossa online che mette in pericolo gli adolescenti che decidono di accettarla superando cinquanta prove estreme ordinate da altri utenti, chiamati curatori, "non pare avere i connotati di una stabile associazione di persone realmente esistente, ma sembra piuttosto atteggiarsi quale fenomeno sociale spontaneo sviluppatosi per emulazione". Questo quanto scritto dal giudice di Milano Angela Martone nelle motivazioni della sentenza di condanna a un anno e mezzo di carcere per una ragazza ritenuta responsabile di aver indotto una minorenne a gesti autolesionistici. La condanna, arrivata con l'aggravante per cui l'imputata si sarebbe avvalsa "della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete", è stata la prima in Italia.

Induce 12enne a tagliarsi e si fa mandare le foto delle ferite

La ragazza di 25 anni è stata condannata a 18 mesi di reclusione con pena sospesa e non menzione per le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravata nell'ambito del processo relativo al ferimento di una minorenne avvenuto durante l'esperimento della Blue Whale Challenge. Secondo quanto ricostruito dai giudici, la 25enne ha vestito i panni del cosiddetto "curatore" soggiogando la minorenne, una cittadina di Palermo, e convincendola a procurarsi ferite tramite tagli sulle braccia. Dopo essersi autoinferta le lesioni, la 12enne avrebbe inviato – come da richiesta – le foto delle sue braccia tagliate alla 25enne. Oggi sono state pubblicate le motivazioni della sentenza da parte del giudice monocratico di Milano Angela Martone.

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