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Bloccata in casa per dieci giorni dai tamponi positivi: “Non sono miei, c’è un errore”

Una donna della provincia di Como è bloccata in casa da dieci giorni dopo l’esito positivo di un tampone che non ha mai fatto: la reale destinataria del test è infatti un’omonima. “Non posso accompagnare mio marito in ospedale a fare terapia”
A cura di Francesca Del Boca
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Quattro tamponi positivi, uno dopo l'altro. Dal al 31 luglio al 4 agosto una signora di Como ha visto caricati sul suo fascicolo sanitario i tamponi positivi al Covid e ha ricevuto l’invito a non uscire di casa. Ma lei sta benissimo, e il test in quelle date non l'ha mai fatto. "È un errore. I tamponi sono quelli di una mia omonima: non è la prima volta che i suoi dati vengono caricati sul mio profilo". Stesso nome e cognome, stessa data di nascita. Diverso il Comune di residenza, sempre nel Comasco.

Un disguido burocratico. Che però per giorni e giorni non si risolve. "Ho scritto all’Asst e fatto non so quante telefonate, ma niente. Cosa devo fare?", racconta la donna a La Provincia di Como. "Io voglio che quei tamponi vengano tolti definitivamente dal mio fascicolo sanitario". Passano i giorni, e oggi siamo a quota dieci.

Sì, perché la donna adesso non può uscire di casa e soprattutto non può recarsi in ospedale. "Mio marito fatica a camminare e lo devo accompagnare a fare terapia al Sant’Anna e, visto che i parenti sono in vacanza, devo andare io con lui, ma stando ai tamponi positivi non potrò entrare in ospedale e dovrei stare chiusa in casa. Mi chiedo come sia possibile che l’errore non venga corretto".

Non è la prima volta, appunto. "L'anno scorso, quando ho mostrato il green pass a Malpensa per imbarcarmi per le vacanze, risultava un tampone positivo. Così alle 3 di notte ho dovuto farne un altro lì, per poter partire. Anche allora era stato per l’omonimia, ma l’avevano rettificata dicendomi: non succederà più". E invece.

Un bel problema, per la donna e per la reale destinataria dei referti positivi. "Anche perché se sono arrivati a me quegli esiti non sono arrivati alla mia omonima, che è positiva e potrebbe non saperlo". E dunque girare liberamente per ospedali, mezzi pubblici, locali affollati o altri luoghi a rischio. "E poi, se dovessi stare male io, cosa fanno? Mi ricoverano tra gli infettivi?".

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