Bimbo di 10 anni annega in piscina durante il Grest, 10 indagati: c’è anche un minorenne

Sono nove le persone indagate con l'ipotesi di accusa di omicidio colposo per la morte di un bimbo di dieci anni residente a Canneto sull'Oglio deceduto il 20 giungo scorso all'ospedale di Bergamo. Tra questi, anche un minorenne.
Due giorni prima, il bambino aveva trascorso il pomeriggio nella piscina di Torre de' Picenardi del Grest parrocchiale di Canneto sull'Oglio, in provincia di Mantova. Il piccolo di soli 10 anni, non sapeva nuotare ed è morto annegato. A stabilirlo è stata l'autopsia coordinata dalla procura del pm Andrea Figoni, che ha iscritto nove nomi tra gli indagati.
Al momento, ricevuto l'avviso di chiusura delle indagini, gli indagati potranno presentare memorie e documenti, oltre che chiedere di essere sottoposti a interrogatorio. Una delle opzioni sul loro conto è quella della richiesta di rinvio a giudizio. Il procuratore Bonfigli, che ha coordinato l’inchiesta ha sottolineato al giornale CremonaOggi: "Si potrà meglio inquadrare e circoscrivere la vicenda, complessa e drammatica. Certo, ci sono delle responsabilità che andranno divise".
Nella lista degli indagati c'è il parroco del centro estivo nel ruolo di promotore e responsabile della struttura, la sua collaboratrice e due dipendenti della cooperativa di supporto al gruppo in qualità di educatrici professionali ed accompagnatrici dei minori. Oltre a loro, una volontaria e accompagnatrice del Grest, il legale rappresentante della società concessionaria della piscina e tre assistenti bagnanti e addetti alla vasca, di cui uno minorenne e per il quale procede la procura competente.
Il procuratore Bonfigli ha sottolineato che il responsabile del Grest e la sua collaboratrice: “non avrebbero adottato misure idonee a tutelare i minori a loro affidati”. Pur sapendo che il piccolo non sapeva nuotare non avrebbero predisposto un adeguato servizio e, pur avendo redatto una lista di nomi di bambini che non sapevano nuotare, non l'avrebbero consegnata ai bagnini. I due inoltre, non avevano previsto un numero di accompagnatori sufficienti al numero dei bambini, che erano 140. Tra questi, più di 30 non sapevano nuotare.
Per quanto riguarda invece le due educatrici e l'accompagnatrice del gruppo, la procura contesta di aver omesso qualsiasi forma di controllo sul gruppo di minori, non consegnando ai responsabili della piscina e nemmeno ai bagnini la lista in cui era specificato chi fosse in grado di nuotare e chi no.
Il procuratore e il pm hanno specificato che c'è stata superficialità nella circolazione delle informazioni e di conseguenza non tutti sapevano chi doveva essere controllato. Il controllo sui bambini era organizzato a cascata, cioè c'erano de ragazzi più grandi che dovevano controllare i più piccoli, con solo 2 o 3 adulti di riferimento come responsabili. Tra l’altro, come ha ricordato il pm Figoni, "è stato proprio uno dei minorenni più grandi a ripescare il bambino dalla vasca".