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Bergamo, i nuovi poveri per il Covid: da marzo 1.600 famiglie in più aiutate dai servizi sociali

Da marzo ad agosto a Bergamo sono stati in tutto 6mila i cittadini che hanno chiesto aiuto all’Unità di crisi dei servizi sociali del Comune: di questi il 65 per cento sono nuovi utenti, ossia 1.600 famiglie. “Le abbiamo aiutate con le risorse del Fondo di Mutuo soccorso. Ma ora servono politiche attive del lavoro”, commenta il sindaco Giorgio Gori.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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A Bergamo ci sono altre vittime del Coronavirus: sono tutti quei cittadini che con la pandemia hanno perso tutto e non hanno potuto far altro che bussare per la prima volta alla porta dell'Unità di crisi dei Servizi sociali del Comune. I dati, resi pubblici lunedì dal sindaco Giorgio Gori sulla sua pagina Twitter, lo dimostrano: le persone che hanno chiesto aiuto dal mese di marzo al mese di agosto sono state in tutto 6mila, di cui il 65 per cento sono nuovi utenti, ovvero 1.600 nuove famiglie: "Le abbiamo aiutate con le risorse del Fondo di Mutuo soccorso. Ma ora servono politiche attive del lavoro", precisa Gori su Twitter.

Sono soprattutto italiani tra i 40 e i 50 anni con stipendio ridotto dall'inizio della pandemia

I cittadini in difficoltà sono soprattutto quelli che vanno dai 40 ai 60 anni: stando sempre alle statistiche del Comune di Bergamo, il 28 per cento degli assistiti hanno dai 40 ai 50 anni, il 27 per cento dai 50 ai 64 anni e il 26 per cento dai 30 ai 40. Dei 6mila assistiti solo il 12 per cento sono anziani e il 7 per cento sono giovani tra 18 e 30 anni. E quasi tutti italiani: il 46 per cento delle 1.600 famiglie hanno la cittadinanza italiana, il 10,5 per cento marocchina, l'8,5 per cento boliviana e il 5,5 per cento bengalese. Nel dettaglio, tra i cittadini più colpiti economicamente dalla pandemia ci sono i lavoratori con stipendio ridotto: il 37 per cento sono i lavoratori dipendenti che hanno visto il loro stipendio ridursi del 20 per cento, il 19 per cento sono i cittadini a cui non è stato rinnovato il contratto, il 9 per cento è chi è stato licenziato mentre nell'8 per cento dei casi si tratta di liberi professionisti.

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