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Alessia Pifferi verrà trasferita dal carcere di Vigevano, l’avvocata: “Non sappiamo ancora dove sarà portata”

La 37enne Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per aver fatto morire la figlia di stenti, sarà trasferita dal carcere di Vigevano (Pavia) in un’altra struttura. Lo ha detto a Fanpage.it la sua avvocata, Alessia Pontenani. Non si sa ancora con precisione dove verrà portata. Nel frattempo si attende la nuova perizia psichiatrica sulla donna che dovrebbe essere depositata entro il 27 agosto.
A cura di Alice De Luca
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Alessia Pifferi con l’avvocata Alessia Pontenani
Alessia Pifferi con l’avvocata Alessia Pontenani
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Alessia Pifferi, la 37enne condannata in primo grado all'ergastolo per aver fatto morire la figlia Diana di stenti, verrà spostata dal carcere di Vigevano dove ora si trova reclusa in attesa della nuova udienza nel processo di secondo grado. Lo ha anticipato a Fanpage.it la sua avvocata, Alessia Pontenani, che però ha detto di non sapere, per il momento, in quale altra struttura carceraria verrà portata la sua assistita. Lo spostamento avverrà a causa della chiusura della sezione femminile del carcere che, secondo alcune anticipazioni del giornale L'informatore vigevanese, dovrebbe essere sostituita da una nuova sezione di detenuti in 41 bis, il regime di detenzione che prevede condizioni di reclusione particolarmente rigide.

Dopo la condanna in primo grado all'ergastolo da parte della Corte d'Assise del Tribunale di Milano con l'accusa di omicidio volontario aggravato (dai futili motivi e dal legame parentale), Pifferi sta ora affrontando il processo di appello. Entro il 27 agosto gli esperti nominati dalla Procura dovrebbero depositare la nuova perizia psichiatrica e i risultati della risonanza magnetica fatta sulla 37enne. L'esame è stato disposto dalla corte di appello del tribunale di Milano su richiesta dell'avvocata Pontenani, l'avvocata della donna.

Pifferi era già stata sottoposta ad altre perizie durante il processo di primo grado. Il consulente della Procura, lo psichiatra Elvezio Pirfo, aveva concluso che l'imputata fosse pienamente capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Dagli esami erano emersi "disturbi di tipo dissociativo/psicotico o della sfera affettiva", ma anche la "capacità di intendere e di volere" nelle sue azioni, che aveva portato alla piena condanna della donna.

Proprio in relazione alla perizia psichiatrica il Pm Francesco De Tommasi ha avviato un'inchiesta parallela che vede indagate le psicologhe del carcere di San Vittore, lo psichiatra nominato dalla difesa Marco Garbarini e la stessa Pontenani. Un totale di sei persone accusate a vario titolo di favoreggiamento, false dichiarazioni all'autorità giudiziaria, falsa testimonianza, falso in atto pubblico e falso commesso da incaricati di pubblico servizio.

Secondo il pm, avrebbero messo in atto "un piano precostituito" per convincere il perito nominato dal tribunale di Milano che l'imputata fosse "affetta da un ritardo mentale grave" e almeno "parzialmente incapace di intendere e volere". Stando alla ricostruzione di De Tommasi, l'avvocata avrebbe consigliato a Pifferi di "simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti" per sembrare "fuori di testa", mentre Garbarini le avrebbe fornito "indicazioni" per simulare "disturbi psichici" durante la perizia. Dopo essere stata rinviata a giudizio, l'avvocata Pontenani aveva commentato a Fanpage.it: "Non so quale sarebbe stato, secondo il procuratore, il mio vantaggio nell'aiutare Pifferi". La prossima udienza di questo filone processuale si terrà l'11 settembre.

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