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Migranti, Arci: “La delibera di Salvini è una follia, produrrà altra illegalità”

Arci è intervenuta sulla delibera per il contenimento della spesa per i richiedenti asilo, emanata dal ministro degli Interni Matteo Salvini: “Obbligare le persone a non far nulla per lunghi periodi, vuol dire infierire sullo stato di precarietà, sfiducia e vulnerabilità che spesso accompagna le condizioni di chi chiede asilo”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro degli Interni Matteo Salvini ha emanato una direttiva, datata 23 luglio 2018, pensata nell'ottica di un contenimento della spesa per l'accoglienza dei migranti. La direttiva prevede due percorsi paralleli: da una parte per tutti richiedenti asilo "verranno assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza"; mentre "gli interventi per favorire l'inclusione sociale" saranno riservati solo ad alcune categorie di migranti, titolari di una qualche forma di protezione umanitaria. "Le linee di intervento delineate oggi con la direttiva – ha detto il ministro Salvini – permetteranno di razionalizzare la spesa uniformandoci alla media dei Paesi europei". Il Viminale ha siglato un protocollo con l'Anac, che dovrà fissare le basi d'asta dei servizi, tenendo presente determinati standard di riferimento. Come abbiamo anticipato, queste linee di intervento potranno portare i costi dei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) da 35 euro al giorno a 25 euro al giorno, o al massimo a 28, secondo accordi che potrebbero essere raggiunti con gli operatori del settore.

Ma secondo l'Arci, applicando la circolare, di fatto si smantellerebbe qualsiasi tipo di intervento per l'inclusione sociale dei richiedenti asilo, vincolando tutto all'ottenimento di una eventuale forma di protezione. In questo modo chi otterrà un titolo di soggiorno potrà beneficiare di un percorso di integrazione, ma dovrà aspettare.

L'Arci ha subito evidenziato delle criticità della direttiva, che penalizzerebbe le associazioni che si occupano dei migranti, minandone la capacità d'azione:

"Il ministro Salvini da tempo dichiara di voler intervenire sul sistema di prima accoglienza per ridurne i costi e razionalizzare i servizi. Obiettivi che l'Arci condivide ma che l’intervento delineato nel testo di Direttiva non sembra poter ottenere, se non con conseguenze pesanti sulle persone e sulle comunità locali che accolgono i centri. Anziché lavorare al superamento dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) – la cui straordinarietà non è ormai più giustificata e la cui natura giuridica disattende la Direttiva 2013/33/UE recante ‘Norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale' – ordina una razionalizzazione dei servizi e una riduzione della spesa. Nella circolare il Ministro ammette che i richiedenti protezione internazionale sono costretti a rimanere nelle strutture di prima accoglienza per periodi lunghissimi (2 anni e mezzo). Tempo che il Ministro chiede venga trascorso senza alcun intervento volto a promuovere percorsi di integrazione sostenibili: corsi di lingua italiana, corsi di formazione, tirocini.

Ma, spiega l'Arci, di fatto non si fa altro che ritardare un possibile processo di intergrazione per chi, dopo una lunga attesa, verrà considerato ideoneo a restare in Italia, sprecando nel frattempo denaro pubblico: "Obbligare le persone a non far nulla per lunghi periodi, vuol dire infierire sullo stato di precarietà, sfiducia e vulnerabilità che spesso accompagna le condizioni di chi chiede asilo", attacca l'associazione. E invece di velocizzare le procedure di analisi delle domande di asilo si produce altra illegalità.

"Se Salvini volesse far risparmiare il nostro Paese dovrebbe ridurre i tempi d’attesa, incomprensibilmente lunghi per responsabilità della pubblica amministrazione e in particolare del Ministero da lui presieduto. Per accedere alla procedura asilo, cioè per presentare la domanda, passano a volte anche 6 mesi. Ancora un anno, in tante province, per l'audizione con la Commissione Territoriale e altri lunghi mesi, a volte anche un anno, per ricevere la risposta – notifica – dell'esito del colloquio. Una vera follia. Questa inefficienza della macchina organizzativa produce spreco e non garantisce i diritti delle persone come lascia intendere la Direttiva. Il Ministro sceglie di voltare le spalle agli impegni presi precedentemente dal ministero che rappresenta, mettendo in campo provvedimenti a favore dei centri collettivi. Ghetti che, per le somme ingenti delle gare d'appalto, fanno gola a tanti soggetti che nulla hanno a che vedere con l'accoglienza e la tutela dei richiedenti asilo, né tanto meno con gli interessi delle comunità locali".

Se poi, questo è il ragionamento dell'associazione, si considera che il "diritto a permanere" nel territorio italiano dipende strettamente dal "diritto a soggiornare", si comprende quanto importante sia per un richiedente asilo (una volta ottenuto il permesso di soggiorno) poter lavorare. Un diritto che il migrante acquisisce dopo che sono trascorsi due mesi dal rilascio del primo permesso.

"La priorità del Ministro Salvini è mettere in strada il maggior numero di persone. Possibilmente privi di un permesso di soggiorno. E quindi perfette vittime degli sfruttatori, del lavoro nero e della criminalità organizzata. I rimpatri e le espulsioni costano troppo, lo dice anche la relazione della Corte dei Conti da lui citata: ‘rimpatriarli è complesso e oneroso'. La strada che sta tracciando – seguendo la tradizione dei governi di destra – il Ministro Salvini, è quella di produrre irregolarità per poi proporre una futura grande sanatoria di tutte e tutti gli ultimi privati dei loro diritti, sfruttati e poi riammessi nel circuito della legalità, raggirati e ricattati dallo Stato e dai datori di lavoro".

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